I Briganti di Maremma ricordano i martiri di Istia con uno spettacolo teatrale

Un progetto che vuole ricordare i Martiri d’Istia, uccisi dai fascisti a Maiano Lavacchio il 22 marzo del 1944.

Grosseto: Si intitola “La vita bella che ci cresce intorno” ed è stato presentato stamattina in Sala Pegaso, concessa gratuitamente dalla Provincia di Grosseto. Lo spettacolo, realizzato con il contributo del Consiglio Regionale della Toscana, sarà portato in scena dai Briganti di Maremma, in anteprima nazionale, giovedì 16 aprile alle 21 al Teatro degli Industri di Grosseto (per informazioni sui biglietti tel. 388 3955899).

“La vita bella che ci cresce intorno” vede coinvolti oltre ai Briganti con Luca Giacomelli alla direzione musicale, anche l’attrice e sceneggiatrice Alessandra Gigli, lo sceneggiatore Marco Consentino e la regista Silvia Luzzi che in questo anno ha seguito e guidato i Briganti nella costruzione della rappresentazione tra musica e parole.

Obiettivo del progetto è mantenere la memoria della Resistenza e dell’antifascismo, attraverso dei momenti culturali e artistici di teatro e musica popolare: la cultura diventa veicolo per trasmettere i valori della Costituzione volti a garantire il pieno sviluppo della persona e dei principi di libertà, giustizia, uguaglianza, solidarietà, rispetto della dignità personale e dei diritti umani.

Un atto unico per voce, coro e musica, dove a parlare è la maestra della scuola di campagna dove l'eccidio si consumò, interpretata dall'attrice Alessandra Gigli. La maestra a vent'anni di distanza dall'accaduto torna su quei fatti e a suo modo li racconta. Ed è chiaro che a quei fatti ci ha pensato sempre, ma li tira fuori nel momento esatto in cui la loro memoria rischia di andare perduta, il giorno in cui l'ultimo soldato coinvolto nella fucilazione di quegli undici ragazzi viene assolto, come tutti coloro che del resto lo hanno preceduto. Questo, secondo la maestra, è esattamente il momento di ricordare i nomi e di dirli a gran voce, i nomi non di chi morì innocente, degli 11 agnelli come furono chiamati, ma di chi ordinò e eseguì quel gesto inutile e feroce. Questo è il momento, prima che le sentenze si dimentichino, prima che tutti riprendano le loro vite, prima che tutti muoiano. Per non dimenticare dice lei la crudeltà e l'orrore che “la vita bella che ci cresce intorno” è costata. Suo è il racconto negli Anni Sessanta nell'Italia del boom economico che si lega all’oggi e all'urgenza di non dimenticare questa storia.

“Il senso di raccontarla oggi – spiega Giammarco Bragagni, presidente dell’Associazione Briganti di Maremma APS- va ricercato e contestualizzato in questi anni in cui la guerra e la ferocia che, oggi come allora, bussano con forza e inaspettatamente irrompono nelle nostre case ricche di tutto e nelle nostre vite piene di superfluo. Una vita bella che forse ci è fin troppo cresciuta intorno e che ha permesso, con facilità, che si potesse dimenticare quell'orrore che 80 anni fa apparteneva alla nostra storia, segnava la nostra terra, mangiava la vita dei nostri nonni, allora ragazzi come quelli di Maiano Lavacchio. Per questo riteniamo importante, dopo il teatro degli Industri, portare lo spettacolo in giro e farlo conoscere soprattutto ai ragazzi”.

“La musica – racconta Luca Giacomelli, direttore musicale del progetto - è una parte fondamentale di questo spettacolo che vede in scena il coro dei Briganti di Maremma in versione teatrale accompagnati da una band creata apposta per l’occasione. È stata una vera e propria scommessa scrivere alcune delle canzoni presenti nello spettacolo come “Undici agnelli” scritta da Dino Simone o “Le luci gialle” che ha la firma di Giammarco Bragagni.”

“Abbiamo giocato con gli arrangiamenti – prosegue Giacomelli - cercando un equilibrio tra lo stile popolare e la canzone d’autore, cercando di mantenere però intatta la genuinità folkloristica che appartiene di diritto Briganti. Il mio compito è stato quello di coordinare tale genuinità con ciò che la messa in scena richiedeva, cosi da trovare un “trade union” tra la parola del racconto e il silenzio assordante che la storia stessa crea per colpa della sua crudeltà. La band che accompagnerà il Coro dei Briganti di Maremma è composta da Marco Battaglia, chitarra acustica, Dino Simone, fisarmonica, Davide Guelfi, basso elettrico, Marco Vagheggini, tastiera”.

Il progetto che ha ricevuto il contributo del Consiglio Regionale della Toscana, è realizzato dall’Associazione Briganti di Maremma APS, con il sostegno di Arci Comitato Territoriale Grosseto APS, J-Software, Studio Kalimero Marketing & Comunicazione, GLS Grosseto, Camping Il Sole Marina Di Grosseto, Centro Didattico Musicale Rockland. Un ringraziamento particolare al presidente della Provincia Francesco Limatola che ha concesso la sala Pegaso gratuitamente per lo svolgimento della conferenza stampa e il Teatro di Roccastrada per le prove dimostrando sensibilità e interesse verso il progetto.

NOTE DI REGIA

La storia dei martiri della strage di Maiano Lavacchio veniva raccontata a casa mia. Sono nata e cresciuta a Grosseto, così quando mi è stata proposta la regia de “La vita bella che ci cresce intorno” mi si è allargato il cuore in un turbinio di ricordi.

Mi sembrava lontano il ricordo, invece in un lampo ho rivisto il volto del mi’ babbo e di zio Gaetano, delle sorelle di mamma intorno a un tavolino a raccontare la guerra, la fame, i morti.

Poi l’incontro con i Briganti, con la passione indomita, con gli occhi grandi, con il desiderio di fare qualcosa di più, qualcosa che non avevano mai fatto.

Affrontare un palcoscenico e rispettarne le regole, l’ascolto e il silenzio per tutto quello che su un palcoscenico è sacralità.

La necessità di raccontare con poche cose in scena, lasciando che fossero le voci a ritrovare la forza della Memoria, le voci delle canzoni che i Briganti cantano con il cuore, con rispetto, con dignità d’altri tempi, e la voce dell’attrice Alessandra Gigli, una maestra di scuola elementare che non vuole dimenticare. Lei parla, siamo negli anni 60, perché l’ignavia non cancelli la coscienza, un messaggio per tutti noi e soprattutto rivolto alle nuove generazioni coinvolte, a loro insaputa, confusamente, in una società che ha perso il valore della libertà e della democrazia.

Avere opinioni diverse da chi ci “gestisce”, dissentire, manifestare è dialettico, ed è proprio grazie ai giovani come i martiri di Maiano Lavacchio, e ai tanti come loro, che ancora oggi abbiamo la possibilità di poterlo fare.

Silvia Luzzi