Festa del 25 aprile: la Marina da subito nella lotta alla liberazione
Monte Argentario: “Era giunta l'ora di essere uomini, di morire da uominì, di resistere per la liberazione per vivere da uomini”.
Così ricorda Artemare Club con il comandante Daniele Busetto per la Festa del 25 aprile, per la gente di Marina la resistenza e la guerra di liberazione inizia immediatamente dopo l’8 settembre 1943, con lo scontro navale di Bastia, 7 navi da guerra tedesche e un solo uomo contro, il comandante di nave Aliseo il leggendario capitano di fregata Carlo Fecia di Cossato, uno dei più grandi marinai d’Italia.
Nel pomeriggio dell’8 settembre 1943, nel porto di Bastia sono ormeggiate numerose navi minori italiane e 7 unità della Kriegsmarine tedesca, 2 cacciasommergibili e 5 motozattere sono all’ormeggio, ed era appena atterrato un convoglio diretto in Sardegna, scortato dalle torpediniere Ardito e Aliseo. Nella serata l’armistizio tra l’Italia e gli anglo-americani e i comandi italiano e tedesco dell’isola concordano, col il placet di Roma, un “accordo tra gentiluomini” che consente il pacifico ritiro dei tedeschi sul continente.
Nel frattempo la torpediniera Aliseo molla gli ormeggi, quando nel porto si scatena l’inferno, gli equipaggi tedeschi, cercano di catturare le navi italiane, l’Ardito e altre unità minori sono prese con grosse perdite umane. Il Comando italiano in Corsica ordina “alla forza rispondere con la forza, al fuoco col fuoco” e la battaglia volge a favore degli italiani con le unità navali tedesche che lasciano in fretta il porto incontrando nave Aliseo in attesa al largo che riceve l’ordine di attaccare e distruggere le navi nemiche. Un solo proiettile raggiungerà la torpediniera italiana, senza danni vitali, che ingaggia la formazione nemica navigando tra i nemici con metodo e destrezza e controbattendo al diluvio di fuoco con una serie di colpi precisi e centrando in sequenza due sommergibili e tre motozattere.
All’atto dell’armistizio la Regia Marina si presentava come la Forza Armata italiana più unita e compatta, disponendo ancora di 5 Corazzate, 9 Incrociatori, 33 navi tra Cacciatorpediniere, Torpediniere e unità di scorta, 19 Corvette, 36 Sommergibili, 42 Motosiluranti e circa 400 navi ausiliarie e di uso locale. I principali impegni di cobelligeranza con gli Alleati furono attività di scorta di ben 1.525 convogli, il trasporto di truppe alleate, il recupero di truppe italiane dalla Dalmazia, Albania e Grecia, il rimpatrio di prigionieri italiani, le azioni di infiltrazione di sabotatori e informatori con 335 missioni, di pattugliamento delle coste e rifornimento idrico.
Durante la Guerra di Liberazione, in regime di cobelligeranza, la Marina Italiana eseguì 63.398 missioni, percorrendo 4.518.175 miglia, pari a 209 volte la lunghezza dell’Equatore, il naviglio perduto ammontò a 24 unità, per un totale di 6.959 tonnellate, senza contare i mezzi requisiti dai tedeschi e le 199 unità da guerra in allestimento sabotate.
Dal novembre 1943 i militari della Marina presero parte ad azioni contro le forze germaniche a Roma, Genova, Livorno, Bastia, La Maddalena, Piombino, Portoferraio, Napoli, Castellammare di Stabia, Bari, Spalato, Teodo, Cefalonia, Corfù, Rodi, Stampalia e Lero. L’attività dei mezzi d’assalto, tra le più brillanti della storia della Marina, proseguì anche tra il 1943 ed il 1945 con un apposito Reparto “Mariassalto”, che portò a compimento numerose azioni belliche. La Marina ha dato il proprio contributo alla alla lotta per la liberazione non solo sul mare ma anche a terra con il ricostituito Reggimento San Marco e con il ricostituito Reparto Nuotatori-Paracadutisti. A Roma 6 uomini della Forza Armata furono tra le vittime dell’eccidio delle Fosse Ardeatine, dopo la liberazione di Roma uomini della Marina prendono parte alla Resistenza in Italia settentrionale come il Contrammiraglio Massimo Girosi che, designato Comandante della piazza di Alessandria ricevette la resa delle locali forze tedesche.
La Marina ha partecipato alla nascita della democrazia con il tributo di sangue di oltre 10.000 uomini immolatisi sia a bordo sia a terra tra l’8 settembre 1943 e l’8 maggio 1945. Di questi, 846 presero parte alla lotta partigiana, migliaia di marinai prigionieri dei Tedeschi a Venezia, Pola, in Francia, nei Balcani, in Grecia, a Creta e nelle isole dell’Egeo e successivamente internate in Germania, Polonia, Austria, Francia e Jugoslavia e molti di essi hanno partecipano alla resistenza degli internati militari italiani nei campi tedeschi e all’arrivo dei Russi, alcuni sono stati detenuti in Unione Sovietica. Il sacrificio del personale della Regia Marina è stato riconosciuto con la concessione di 52 Medaglie d’Oro al Valore Militare e di circa 3.000 decorazioni al valore.