Consumi. Coldiretti Toscana: "Costi produzione raddoppiati per un’azienda su cinque"
Per ortaggi e frutta le famiglie toscane hanno speso complessivamente 210 milioni di euro in più nel 2022. In calo i consumi: - 9%. in Toscana quasi 4 mila aziende producono ortaggi.
Firenze: Con i costi di produzione anche raddoppiati (fino a +119%) un produttore di ortaggi su cinque (19%) lavora in perdita. Ma l’effetto guerra, rincari energetici ed inflazione pesa sulle famiglie toscane che hanno speso 150 milioni di euro solo per acquistare verdura e 60 milioni per la frutta nel 2022 e sui consumi con il 9% in meno di frutta e verdura in tavola rispetto ad un anno prima. A dirlo è Coldiretti Toscana sulla base dei dati Crea ed Istat. L’impennata dei costi di produzione ha colpito tutte le fasi dell’attività aziendale – rileva Coldiretti Toscana - dal riscaldamento delle serre ai carburanti per la movimentazione dei macchinari, dalle materie prime ai fertilizzanti, con spese più che raddoppiate, fino agli imballaggi. Gli incrementi non hanno risparmiato neppure la plastica per le vaschette, le retine e le buste, la carta per bollini ed etichette, il cartone ondulato come il legno per le cassette, mentre si allungano anche i tempi di consegna. Aumenti che sono stati per la maggior parte assorbiti dalle imprese agricole stesse – nota Coldiretti Toscana -, aumentando le difficoltà del settore che per la sola produzione di ortaggi conta, in regione, quasi 4 mila aziende.
Ma a pesare è anche la concorrenza sleale delle produzioni straniere – continua Coldiretti -, con l’ortofrutta Made in Italy stretta nella morsa del protezionismo da un lato e del dumping economico e sociale dall’altro. Alle barriere commerciali si aggiungono i danni causati dalla concorrenza sleale – denuncia Coldiretti Toscana - con quasi 1 prodotto alimentare su 5 importato in Italia che non rispetta le normative in materia di tutela della salute e dell’ambiente o i diritti dei lavoratori vigenti nel nostro Paese, spesso spinto addirittura da agevolazioni e accordi preferenziali stipulati dall’Unione Europea. Un esempio sono le nocciole dalla Turchia, su cui pende l’accusa di sfruttamento del lavoro delle minoranze curde. Ma ci sono anche l’uva e l’aglio dell’Argentina e le banane del Brasile gravati da pesanti accuse del Dipartimento del lavoro Usa per utilizzo del lavoro minorile ma con i quali l’Ue ha comunque avviato l’accordo commerciale di libero scambio Mercosur. Per Coldiretti Toscana è “necessario che tutti i prodotti che entrano nei confini nazionali ed europei rispettino gli stessi criteri, garantendo che dietro gli alimenti, italiani e stranieri, in vendita sugli scaffali ci sia un analogo percorso di qualità che riguarda l’ambiente, il lavoro e la salute, secondo il principio di reciprocità”.