Cane da allerta medica intossicato. Preoccupata la padrona

Acquapendente: “Dante, il mio cane da allerta medica, intossicato dal glifosato”. Preoccupata la giurista Solange Manfedi che con la consueta cortesia accetta una nostra breve intervista.

D. Buongiorno, innanzitutto: Dante ora come sta?

«Non bene, ma spero migliori presto»

D. Cosa è successo?

«Dante, il mio cane da allerta medica, è stato intossicato da un diserbante spruzzato a bordo strada per estirpare le erbacce. Il glifosato è stato spruzzato senza avvertire, senza segnalare alcunché e vedendo che passeggiavo con i cani a pochi metri dall’area trattata. Risultato: vomito, diarrea, e ora ci aspetta un lungo periodo di cura perché per la molecola usata in quel diserbante non c’è antagonista»

D. Il diserbate usato era in libera vendita?

«Sì, ed è la cosa che mi ha sorpreso maggiormente. Come si può mettere in libera vendita, e che, quindi, può essere acquistato, e usato, da persone senza nessuna preparazione e conoscenza, un diserbante per la cui molecola non esiste antagonista? Credo che, sotto questo aspetto, dovrebbe esserci dal legislatore maggiore attenzione e tutela, magari togliendo dalla libera vendita tutti quei prodotti che utilizzano una molecola per cui non esiste antagonista»

D. Dante è un cane da allerta medica, ci spiega meglio cosa significa?

«I cani da allerta medica vengono addestrati per allertare qualcuno di un episodio imminente e consentire alla persona di assumere farmaci preventivi, o misure di sicurezza per prevenire l'episodio, o limitarne gli effetti. Da tempo i cani da allerta ed assistenza medica aiutano persone con patologie diverse, paraplegici, autistici, narcolettici, diabetici, ecc… Nel mio caso - sono affetta da una malattia rara ad alto rischio vita (insufficienza surrenalica da deficit di ACTH, conosciuta anche come Addison secondario) - è essenziale il mantenimento di adeguati livelli di cortisolo, ma ottimizzare i livelli di cortisolo è difficile, la gestione quotidiana della malattia è molto delicata e gli strumenti disponibili pochissimi, però i cani possono aiutare; infatti, Dante è stato addestrato, grazie allo straordinario olfatto dei cani, a rilevare un basso livello di cortisolo così da potermi allertare circa un episodio imminente di crisi surrenalica e potermi permettere di assumere tempestivamente i farmaci necessari ad evitare la crisi, o limitarne gli effetti. In altri termini: la mia sopravvivenza dipende dall’intervento immediato del mio amato accompagnatore addestrato a rilevare per tempo i momenti critici.

D. Questo incidente comporta, quindi, un danno grave per Lei.

«Indubbiamente, e la paura che Dante possa morire mi terrorizza. Mi terrorizza il dover tornare ad affrontare questa malattia da sola. Dante mi accompagna ovunque, sa cosa fare quando sono in difficoltà ma, soprattutto, mi è accanto quando ho più paura. Ma un tale incidente comporta un danno grave per tutti. Chi ama i cani soffre nel vederli stare male, o morire. Ecco perché ritengo importante che il legislatore intervenga per impedire la libera vendita di diserbanti per la cui molecola non esiste antagonista. Un incidente può sempre capitare, soprattutto da parte di chi non è stato correttamente formato al loro uso»

D. In Italia non vi è una grande conoscenza, e tutela, di questi cani da allerta medica, vero?

«Purtroppo è così. La nostra legislazione, se da un alto ha mostrato maggiore attenzione ai cani, permettendo l’accesso ai luoghi pubblici, dall’altro risulta indietro rispetto ad altri paesi a democrazia cosiddetta avanzata, nella tutela dei cani da allerta medica. In Italia, infatti, l’unico cane riconosciuto e tutelato dalla legge (1974) è il cane guida per persone con disabilità visive. Tutti gli altri cani da assistenza disabili sono privi di tutela. Un ritardo grave, che pone una inaccettabile discriminazione nei confronti di altri disabili che, a differenza degli ipovedenti, non possono fare a meno dell’ausilio dei cani. Infatti, se in determinate circostanze il cane giuda per ciechi può essere temporaneamente sostituito dall’ausilio dell’uomo, nei cani da allerta medica tale “sostituzione” è impossibile».

D. Lei ha subito, o subisce, tali discriminazioni?

«Purtroppo sì. Quella che mi ha sorpreso maggiormente è stata quella operata dalla Cassazione, luogo massimamente deputato al riconoscimento dei diritti. Il 30 giugno scorso non ho potuto partecipare al convegno, che si è svolto presso l’Aula Magna della Corte Suprema, cui ero stata invitata come relatrice, a causa del diniego posto all’ingresso nel Palazzo del mio cane da allerta medica. Vivere con una malattia rara ad alto rischio vita è difficile. Gli effetti sociali e psicologici della malattia rara sono rilevanti, e le battaglie per potere, comunque, condurre una vita normale sono quotidiane. Chi ha problemi come il mio si impegna tanto, sotto tutti i punti di vista... non ultimo quello economico, per poter svolgere una vita il più normale possibile, queste discriminazioni offendono e deprimono».