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Al Teatro degli Industri c’è “Nives”
Domenica 19 gennaio è in programma l’incontro con la compagnia
Grosseto: Si alza di nuovo il sipario dei Teatri di Grosseto. La stagione teatrale organizzata dal Comune con Fondazione Toscana Spettacolo onlus, presenta al Teatro degli Industri, sabato 18 e domenica 19 gennaio alle 21.00 lo spettacolo “Nives”, tratto dal romanzo di Sacha Naspini, pubblicato da Edizioni e/o.
E nel ridotto del teatro, domenica 19 gennaio, alle 18.15 sarà possibile incontrare la compagnia, che dialogherà con Federico Guerri. L’ingresso è libero. I biglietti degli spettacoli sono a disposizione online (www.comunegrosseto.ticka.it) oppure due ore prima dell’inizio al botteghino del teatro.
Sara Donzelli e Sergio Sgrilli sono i protagonisti dello spettacolo a cura di Giorgio Zorcù, con la riduzione per la scena e la drammaturgia di Riccardo Fazi: le voci fuori campo sono di Graziano Piazza e Elena Guerrini, i costumi di Marco Caboni, la collaborazione ai movimenti è diretta da Giulia Mureddu, il disegno del suono è di Umberto Fossis, le luci di Marcello D’Agostino, la grafica è di Matteo Neri, i video di Luca Deravignone, gli oggetti di scena sono realizzati da Lorenzo Pazzagli e Lucio Pari. La produzione è di Accademia Mutamenti in coproduzione con il Teatro Fonderia Leopolda/Muta Imago con il contributo della Città di Follonica e della Regione Toscana.
Nives è uno spettacolo che cattura e sorprende. La storia di una donna, rimasta sola nella sua tenuta dopo la morte improvvisa del marito, unica compagnia di una gallina zoppa. Nives è costretta a chiamare Loriano Bottai, il veterinario del paese, suo antico amante. Inizia una telefonata fiume che è lo spunto di partenza dell’azione teatrale.
Gli spettatori vengono immersi in un ascolto intimo della telefonata notturna: dall’emergenza di una chioccia imbambolata lo scambio tra Nives e Loriano devia presto altrove. Tra riletture di fatti lontani nel tempo e vecchi rancori si scoprono gli abissi di amori perduti, occasioni mancate, svelamenti difficili da digerire in tarda età. Finché risuonerà feroce una domanda: come è scoprire di aver vissuto all’oscuro di sé?