Al Polo Le Clarisse si parla del festival “Musica nel chiostro”

Grosseto: Venerdì 8 novembre alle 18.00 al Museo Luzzetti, in via Vinzaglio, si terrà l’incontro “L’incantesimo di Batignano: c’era una volta Musica nel chiostro” dedicato al festival creato da Adam Pollok nel 1974 nella frazione grossetana presentato da Stefano Adami e Valerio Fusi, con letture di Ottavia Banchi. L’ingresso è gratuito.

Stefano Adami ha lavorato per molti anni nella compagnia del festival “Musica nel chiostro” e Valerio Fusi era il dirigente del Comune che collaborava alla sua realizzazione. Durante l'incontro, Ottavia Banchi leggerà brani di Italo Calvino, Pollock, Fruttero e Lucentini dedicati all'evento. L’ingresso è gratuito. Per info e prenotazioni 0564 488066 o scrivere a prenotazioni.clarisse@gmail.com.

«“Musica nel chiostro” è stato un festival estivo d'opera all'aperto fondato da Adam Pollock nel 1974 e ambientato in un antico monastero di Batignano – racconta Mauro Papa, direttore delle Clarisse –. Il suo repertorio di teatro lirico era votato a riscoprire l'opera barocca del Seicento, a rinverdire il Settecento dimenticato e a far conoscere alcune perle del teatro contemporaneo. Vi sono state realizzate molte prime esecuzioni, in tempi moderni, di opere di Cesti, Provenzale, Pallavicino, Hasse e Salieri, così come le prime esecuzioni in Italia di pezzi di Rameau, Handel, Tippett e Bernstein. Nuove opere furono commissionate a Stephen Oliver, Federico Amendola e Jonathan Dove. Italo Calvino scrisse, appositamente, un testo per l'incompiuta "Zaide" di Mozart. Il festival è stato un trampolino di lancio per giovani registi come Graham Vick, Richard Jones, Tim Albery, Nigel Lowrey e Rupert Goold. Tra i direttori d'orchestra hanno lavorato per il festival Jane Glover, David Parry, Christian Curnyn e Ivor Bolton, e tra i giovani cantanti Marie McLaughlin, Alison Hagley e Lesley Garrett. Tutti artisti inglesi che, amici di Pollock, lavoravano senza compenso. L'opera era messa in scena nel chiostro del monastero, ma anche in un grande fienile abbandonato, nell'abside della chiesa, nel giardino recintato e in un uliveto: il pubblico si spostava da una sede all'altra tra un atto e l'altro e, a volte, durante l'azione. La compagnia – cantanti, musicisti, macchinisti – risiedeva nel monastero ma, quando superava il centinaio di presenze, molti dormivano nelle tende nel prato fuori dal monastero o nelle case di Batignano. Durante la residenza tutti dovevano collaborare alla vita domestica, ad esempio lavando i piatti, e questo spirito di comunità produsse spettacoli straordinari che, purtroppo, vennero realizzati solo fino al 2004».