25 aprile, il Presidente della sezione Anpi Elvio Palazzoli risponde al Sindaco di Grosseto

Grosseto: «Egregio Signor Sindaco - scrive il Presidente della sezione Anpi Elvio Palazzoli, Romeo Carusi -, Ella rappresenta pro tempore una istituzione, il Comune di Grosseto. Come rappresentante di quella istituzione - come quelli di tutte le altre - ha il dovere di adempiere le funzioni pubbliche a lei affidate con “disciplina ed onore” come recita l'articolo 54 della Costituzione su cui Ella ha giurato. Ciò vuol dire anche onorare la memoria del sacrificio di tutte le vittime del nazifascismo, ma intitolare una via al fascista Giorgio Almirante non è il modo migliore per farlo. Voleva con questo atto, intitolando anche una via ad Enrico Berlinguer, proclamare una sorta di pacificazione? La pacificazione, egregio signor Sindaco, c'è già stata con l'amnistia emanata da Palmiro Togliatti, allora ministro guardasigilli, nel 1946 pochi anni dopo la fine della 2^ guerra mondiale, amnistia che liberò molti fascisti condannati che si erano macchiarti di innumerevoli delitti come gli eccidi di Maiano Lavacchio, di Marzabotto, di Sant'Anna di Stazzema e tanti altri. Vede, Sindaco, il problema per la destra, che costituisce la maggioranza della sua amministrazione, non è proprio la pacificazione, ma il fatto che non si riconosce pienamente nella Repubblica nata dalla Resistenza ed allora vuole riscrivere la Storia equiparando i partigiani ai fascisti, gli oppressori agli oppressi, i carnefici alle vittime. Inoltre, non riconoscendosi in questa Repubblica, quella destra ne propone un'altra completamente diversa e incompatibile con la nostra Costituzione, tanto è vero che vuole arrivare ad un “premierato forte”, non previsto in nessuno Stato del mondo, con l'intento di stravolgere la Costituzione vigente, alterando profondamente gli equilibri democratici tra i poteri dello Stato e combinandolo per giunta con l'autonomia regionale differenziata.

Il nostro rispetto per l'istituzione Comune è piena e non viene meno nemmeno il rispetto per la sua persona, come per ogni altra persona. Sono i nostri principi. Noi contestiamo gli atti che la sua amministrazione compie e il nostro modo di contestare, per altro molto democratico, pacifico e civile, non è una forma di “fascismo rosso” come Ella inopportunamente dice, se lo fosse la Procura avrebbe preso sul serio la sua querela dello scorso anno. Vivarelli Colonna, si dichiari chiaramente antifascista, ritiri la delibera che istituisce Via Almirante, allora la sua presenza alla celebrazione della Festa della Liberazione sarebbe pienamente accettata».