Salute mentale. Figli e lavoro: per 3 genitori su 5 il rientro è uno stress
Le soluzioni per non andare in burnout e il ruolo delle aziende: esperti favorevoli a percorsi personalizzati e incentivanti
Roma: Con l'aumento della domanda di benefit a supporto delle famiglie, cresce il dialogo sul congedo parentale e sul sostegno ai neogenitori. Ma l'esperienza reale del ritorno al lavoro è spesso più complessa di quanto si possa immaginare e le “soluzioni” non possono essere universali. Fitprime e La Luna del Grano delineano assieme cinque archetipi di genitori - tre mamme e due papà - e i loro diversi gradi di difficoltà nel conciliare vita privata e lavoro una volta rientrati in azienda dopo il congedo. Le risposte e le proposte devono essere personalizzate e su misura a seconda del profilo di genitore e della tipologia di lavoro", dicono Alisia Galli, Psicologa Clinica e Leader Pillar Mentale di Fitprime e di Sonia Zappitelli, Ceo & Founder La Luna del Grano.
Secondo uno studio di Generation Logistics, il 94% dei neogenitori si dichiara “nervoso” all’idea di tornare al lavoro, dopo il congedo. Senza distinzione di genere: non sono solo le mamme in difficoltà (anche se sono quelle che subiscono maggiormente le conseguenze della genitorialità) nel dover trovare un equilibrio per conciliare la nuova vita da genitore - e non si parla solo del primo figlio -, anche i papà vivono situazioni stressanti, combattuti tra la ripresa della carriera e la voglia di passare più tempo in famiglia con i figli.
Il rapporto di Save the children “Le Equilibriste - La maternità in Italia 2024” , inoltre, evidenza che una lavoratrice su cinque esce dal mercato del lavoro dopo essere diventata mamma del primo figlio (e una su due lascia dopo la nascita del secondo) e il 72,8% delle convalide di dimissioni di neogenitori riguarda le donne. Nel corso del 2022 sono state effettuate complessivamente 61.391 convalide di dimissioni volontarie per genitori di figli in età 0-3 in tutto il territorio nazionale, in crescita del 17,1% rispetto all’anno precedente. Per le donne la motivazione principale delle dimissioni è la difficoltà nel conciliare lavoro e cura del bambino: il 41,7% ha attribuito questa difficoltà alla mancanza di servizi di assistenza, mentre il 21,9% ha indicato problematiche legate all’organizzazione del lavoro. Per gli uomini, invece, la motivazione predominante è ancora di natura professionale: il 78,9% ha dichiarato che la fine del rapporto di lavoro è stata dovuta a un cambio di azienda ma un 7,1% ha riportato esigenze di cura dei figli. Come si può ovviare a questo problema? Un modo è sicuramente gestire attivamente il Back to Work. E le aziende non possono che avere un ruolo attivo in questo.
Osservatorio Fitprime-Luna del Grano: sì a percorsi su misura per gestire il back to work dopo maternità/congedo
La transizione del Back to Work dopo il congedo parentale deve essere gestita dalle aziende, è ormai un dato di fatto. Dall’Osservatorio congiunto di Fitprime e La Luna del Grano emerge che le aziende che hanno offerto ai neogenitori la possibilità di un percorso di Back to Work hanno ricevuto una risposta incredibilmente favorevole. Il 100% dei papà e il 90% delle mamme ne ha usufruito entro un mese dalla loro attivazione, a dimostrazione del fatto che i neogenitori sentono il bisogno di un aiuto e quando hanno l’opportunità di averlo, lo accolgono volentieri. Ma non solo. Dai dati emerge che in particolare le madri hanno trovato utile il percorso di Back to Work, tanto che al termine dell’iniziativa hanno scelto di partecipare a ulteriori sessioni di coaching per rafforzare le tecniche e le strategie utili per la gestione familiare e di ripresa della motivazione e della carriera professionale. Molto importante sono state le esperienze in condivisione, il supporto del gruppo e l’ascolto delle storie di altri genitori. Il 20% delle mamme ha scelto dopo il percorso di approfondire tematiche sulla gestione della genitorialità della prima infanzia.
Last but not least, al termine di questi percorsi i genitori hanno chiesto un aiuto non solo per la gestione dei figli, ma anche per la gestione della coppia o del benessere personale. Infatti, il 20% dei partecipanti ha scelto dopo il percorso di approfondire con un supporto psicoterapeutico di coppia anche in ambito sessualità mentre il 10% ha scelto di approfondire tematiche relativamente alla propria salute fisica /benessere e nutrizione/alimentazione.
Altro aspetto fondamentale: dopo il congedo parentale, i dipendenti sono molto più propensi a tornare in un luogo di lavoro che offra flessibilità (79%) e opzioni di lavoro part-time (60%). Questa fase della vita non dura per sempre, in compenso il sostegno, la comprensione e la flessibilità ricevuti in questo periodo diventano indelebili come tutti i migliori ricordi. Soprattutto per quel lavoratore o lavoratrice che soffrono maggiormente il rientro.
Cinque archetipi di neogenitori: 3 mamme e 2 papà e il loro approccio nel back to work
Con l'aumento della domanda di benefit a supporto della famiglia, cresce il dialogo sul congedo parentale e sul sostegno ai neogenitori. Ma l'esperienza reale del ritorno al lavoro è spesso più complessa di quanto si possa immaginare e le “soluzioni” non possono essere universali. Ci sono sfide fisiche (mancanza di sonno) ed emotive (senso di colpa per il desiderio di voler tornare al lavoro), ci sono preoccupazioni individuali (senso di impotenza) e di coppia (ricaduta del carico materno sul partner), altre pratiche (mancanza di una rete di sostegno a cui chiedere aiuto); insomma l’arrivo di un figlio porta insieme così tanti cambiamenti che, insieme, possono generare spaesamento e avere una guida da seguire può davvero aiutare a godersi il bello della maternità e della paternità e la soddisfazione della carriera. Abbiamo quindi pensato – per aiutare le imprese a capire i propri dipendenti e dare loro il supporto corretto pre e post nascita dei figli – di indentificare 5 archetipi di neogenitori che cercano di raggruppare i singoli casi, a seconda delle difficoltà e del supporto di cui sentono di avere bisogno. Ovviamente come archetipo viene stressata la caratteristica principale, anche se sappiamo che per chiunque la maternità è un momento delicato, anche per i super man e le wonder woman.
1) La mamma “funambola”: ha un lavoro che la soddisfa, ma i nuovi impegni da genitore la mettono in difficoltà
Segni particolari: un lavoro in cui si sente realizzata
Stato emotivo al rientro: voglia di tornare al lavoro
Difficoltà: fatica a conciliare famiglia e lavoro
Una condizione sicuramente diffusa, quella della mamma che ha investito tempo ed energia nel percorso professionale, raggiungendo buoni risultati e una buona posizione. Ha quindi voglia di rientrare al lavoro, ma non aveva considerato quanto potesse essere complicato “far funzionare tutto”. Il problema più grande è la conciliazione del tempo, perché le cose sono cambiate e tornare al lavoro con la stessa energia sente che le tolga tempo alla cura del figlio. E questo la fa sentire in colpa e indecisa sul da farsi: rinunciare all’autonomia finanziaria e alla realizzazione o ridurre il tempo passato con il figlio? Sono tante le mamme che sperimentano questo senso di frammentazione che genera ansia e timori.
Come può aiutarla l’azienda al rientro? Il back to work può aiutare le neo mamme a riprendere in mano la propria vita, con un supporto di coaching individuale o di gruppo volti alla sensibilizzazione della genitorialità consapevole e di strategie utili per conciliare la vita professionale e familiare.
Cosa avrebbe potuto fare l’azienda prima della nascita del figlio/a? Un percorso gravidanza
prima del parto per prevenire il sorgere di questi dubbi e ansie.
2) La mamma “entusiasta”: ha sempre sognato di diventare genitore ed ha paura di trascurare la cura dei figli dedicandosi al lavoro
Segni particolari: forte spirito di maternità
Stato emotivo: solitudine e frustrazione
Difficoltà: pensa che dovrebbe lasciare il lavoro
Tante donne sognano la maternità, quasi forse a idealizzarla. Aspettano con così tanto desiderio il periodo successivo al parto, quando il neonato dipende totalmente dalla cura e dalla presenza dalla mamma, che - alle volte - non vengono prese in considerazione le difficoltà che arrivano insieme. Può essere la difficoltà di allattamento, per esempio, o la mancanza di una rete di sostegno a cui chiedere aiuto. Questo la fa sentire sola e in colpa perché sente di non fare abbastanza. Sul lavoro, di conseguenza, può essere distratta, facendola sentire ancora più in colpa e quindi prende in seria considerazione l’idea di lasciare il lavoro, anche per una questione finanziaria.
Come può aiutarla l’azienda al rientro? Un percorso di terapia o di coaching dedicato può aiutare a riflettere sulla genitorialità consapevole, su quello che si può fare e sulla necessità di chiedere aiuto per conciliare due status che lei non riesce a sovrapporre.
Cosa avrebbe potuto fare l’azienda prima della nascita del figlio/a? Un percorso gravidanza per accompagnare la futura mamma ad accogliere le sue paure, contenere le sue aspettative e renderla consapevole delle difficoltà che incontrerà.
3) La mamma “in carriera”: è realizzata sul lavoro, è organizzata, ha imparato a delegare la cura dei figli
Segni particolari: donna in carriera e super organizzata
Stato emotivo: determinato
Difficoltà: come tutti, ma vuole mantenere i suoi spazi e riesce a farlo
Per tutti gli altri sono wonder woman, loro si sentono solo organizzate. Sono mamme con obiettivi chiari e con una forte propensione alla carriera, che hanno costruito con il sudore della loro fronte. Ancora prima del parto hanno organizzato il rientro. Hanno intorno a loro una buona rete sociale a cui affidarsi e chiedere sostegno, così da riuscire a rientrare in fretta dopo il parto al lavoro, senza troppe difficoltà. Per sentirsi bene come mamma, sa di aver bisogno dei suoi spazi extra-familiari e per questo non ha paura a delegare.
Come può aiutarla l’azienda al rientro? Una mamma così può sicuramente beneficiare di percorsi di allenamento in azienda o presso centri convenzionati, percorsi nutrizionali, ma anche di mindfulness e crescita personale.
Cosa avrebbe potuto fare l’azienda prima della nascita del figlio/a? Un percorso gravidanza per sostenerla e accompagnarla nella fase preparatoria rafforzando le sue skills e lavorando sulle meno sviluppate (skills che serviranno poi nel suo percorso di crescita personale/professionale)
4) Il papà in carriera: ha molte responsabilità sul lavoro, poco tempo per la famiglia
Segni particolari: lavoro tradizionale in ufficio o con molte trasferte
Stato emotivo: non vuole e sente di non poter rinunciare alla carriera
Difficoltà: sentirsi non sufficientemente utile e subire il carico emotivo del partner
Alcuni di questi papà vorrebbero fare di più, chiedere il congedo, ma sanno che non sarebbero visti bene dall’azienda. Altri ricoprono ruoli che li porta a viaggiare spesso. In genere il loro lavoro è quello che pesa di più sulle entrate familiari, quindi, anche volendo far di più, sanno che non possono rinunciare al lavoro o cambiarlo. In più, molto spesso, questi papà “fanno poco” perché non gli viene chiesto aiuto. Il risultato, però, è che le tensioni del carico mentale materno vengono direttamente scaricate sulla coppia e sulla famiglia. E questo può accadere anche in fretta. Questo forse è il caso più frequente visto un report di Action Aid nei paesi OCSE che ha rivelato che le mamme che lavorano dedicano il 50% del tempo in più alla cura dei figli rispetto ai papà che non lavorano e in Italia la percentuale sale all’80%.
Come può aiutarlo l’azienda al rientro? Un percorso di coaching alla genitorialità può essere di supporto sia per individuare i modi di essere presenti, sia a livello emotivo ed emozionale per affrontare e prevenire insoddisfazioni future, a livello di coppia e genitoriale.
Cosa avrebbe potuto fare l’azienda prima della nascita del figlio/a? Il suggerimento in più? Offrire corsi di sensibilizzazione sull'importanza della genitorialità condivisa e di preparazione al ruolo di papà nella famiglia moderna.
5) Il papà “dedicato”: lavora in smart working e si occupa dei figli in modo paritario
Segni particolari: libero professionista o in smart working
Stato emotivo: felice di occuparsi del figlio 50-50
Difficoltà: quelle di tutti i giorni, ma con la convinzione di voler essere un papà presente
Oggi sono sempre di più le persone con lavori flessibili, perché liberi professionisti o perché lavorano in aziende dove lo smart working non è solo concesso, ma è incentivato e questo gli consente, con gioia, di occuparsi dei figli. Che siano donne o uomini. Ci sono poi anche dei papà che chiedono il congedo - oltre quello dei 10 giorni - e riescono a essere complementari alla mamma nella cura del neonato, occupandosi di tutto quello che possono (visite mediche, vaccinazioni, nutrimento, sonno, cambi…). Sono i papà che stanno bene in questo loro nuovo ruolo e non desiderano altro che occuparsi del loro figlio, non solo per aiutare la compagna, ma per una loro naturale predisposizione alla paternità e alla cura dell’altro.
Come può aiutarlo l’azienda al rientro? Un percorso di back to work di educazione alla genitorialità può aiutare questi papà a livello organizzativo ed emozionale nella crescita personale e a prevenire o mitigare le criticità che possono sorgere.
Cosa avrebbe potuto fare l’azienda prima della nascita del figlio/a? Supportare la figura paterna con corsi specifici di genitorialità, ma anche percorsi di crescita personale e professionale tenendo in considerazione le softskills genitoriali che si acquisiscono con l'accudimento di un bambino/a.