“Commercio e vita nel borgo”: ecco il finanziamento del Comune per i prossimi tre anni
Verso le amministrative. 'Grosseto deve essere una città 'completa', dove tutti possano vivere bene'
"Diversamente abili non vuol dire diversamente umani", Valerio Pizzuti, candidato sindaco di Grosseto Grosseto: "Una casa che sappia crescere tutta insieme, è il principio ispiratore della mia idea di governo della città e delle sue frazioni.
La costruzione dell'edificio/comunità dovrà rendere forti innanzitutto quelle persone che, in una classificazione semplicistica consideriamo “deboli”: i diversamente abili.
Dividere le persone in categorie è frequentemente un modo rozzo di separare mentre piani educativi di inclusione socializzanti devono, a mio parere, rappresentare una modalità per affrontare la formazione di tutta la popolazione. I Servizi Sociali di un Comune non sono, infatti, la struttura a cui è delegata l'amministrazione degli sfortunati o dei diversi, ma il cuore centrale che guarda a tutta la popolazione lavorando, innanzitutto alla sua integrazione.
I Servizi devono essere strettamente connessi con le scuole in modo tale da poter creare la continuità antimeridiana e pomeridiana di accompagnamento alla crescita, ma soprattutto di superamento delle difficoltà, per un inserimento a livello anche di comunità civile del soggetto diversamente abile. La diversa abilità è qualcosa di trasversale e, spesso, interessa una fetta molto vasta della popolazione. Questa universalità della diversità dovrebbe renderla lo stimolo per far evolvere i metodi formativi e di inserimento sociale.
Serve una complessa e corale organizzazione del benessere umano: l’ASL, gli oratori, le associazioni, le ludoteche, le associazioni sportive, sono tutti strumenti, osservatori, operatori sociali, indispensabili.
Bisogna creare servizi per il doposcuola, per i laboratori delle attività agonistiche e creare con la scuola ambienti di apprendimento che vadano a compensare quello che in famiglia purtroppo non c'è, perché non c'è soltanto un ambiente disfunzionante - dove ci sono i bambini con diverse abilità -, ma anche le famiglie cosiddette normali si ritrovano ad avere delle disfunzionalità.
Un bravo amministratore deve entrare nell’ordine di idee che il doposcuola è servizio scolastico, servizio di recupero, servizio di cultura, perché i servizi sociali sono un albero con tantissimi rami, ché tessono cultura col settore sport, tempo libero; la biblioteca non deve essere staccata dai servizi sociali.
Tutto questo sistema è utile anche per dare alle famiglie gli strumenti giusti per affrontare anche quella che chiamiamo “digitalizzazione dell'infanzia”. Si scambiano, infatti, le capacità manuali e la curiosità dei bambini per una prematura capacità di gestione degli strumenti digitali. I bambini già dai tre-quattro-cinque anni sono messi davanti al tablet, davanti al cellulare, perché vengono considerati dei geni, ma sono solo bambini che sanno già smanettare; essi tendono a perdere la capacità di gestirsi tempi lunghi e di tessere rapporti empatici.
La scuola deve essere strettamente collegata con i servizi sociali perché, attraverso la scuola, i servizi sociali possono fare un monitoraggio delle vere problematiche familiari, nei quartieri e nelle periferie: là si vede già l’isolamento delle famiglie, ma famiglie dove all’interno c’è una problematica che la scuola organizza, ma a livello di stabilità anche genitoriale, perché la stabilità genitoriale fragile è alla base della disfunzione della socialità dell’alunno; questo vale anche per i bambini immigrati.
Tutto parte dalla conoscenza e dalla cura della propria comunità. Un Comune è anche questo o, forse, dovrebbe essere innanzitutto questo e dovrà essere attivo.
Ragionare in termini integrati consente di avere una piena consapevolezza “pubblica” dei bisogni e di mirare adeguatamente gli interventi. L'inserimento, ad esempio, di un bambino con handicap in una struttura è possibile e auspicabile, ma è la comunità dovrà prendersene cura accompagnandolo nella sua vita e insieme a lui accompagnare la famiglia. Continuità nell’educazione, continuità nell’accompagnamento, continuità nel monitoraggio di una società che non è immobile, che muta per ragioni fisiche o economiche. Ecco il Comune che vorrei contiene e ha come caratteristica un'attenzione circolare e competente in una spirale che si snoda partendo dal basso", conclude Valerio Pizzuti, candidato sindaco di Grosseto.