Vendita farmacie comunali: tutte le opposizioni contro la giunta

Grosseto: "Con delibera del 1° luglio la Giunta comunale, con un atto firmato dal sindaco Vivarelli Colonna su input politico dell’assessore alle partecipate Rossi, ha deciso di rinunciare al diritto di prelazione sulla quota del 49% delle Farmacie Comunali detenuta dal socio privato, Farvima Medicinali s.p.a., intenzionato a cedere la propria partecipazione. Comunque la si pensi su quale debba essere il ruolo del Comune nella gestione delle Farmacie Comunali, si tratta senza dubbio di un passaggio di straordinaria importanza. Si parla infatti di un’istituzione che, con la sua rete capillare, garantisce servizi fondamentali a tutte le fasce di cittadini, della quale il Comune detiene la restante quota del 51% senza tuttavia poter interferire sulle strategie gestionali, di esclusiva competenza del socio privato". A dirlo in una nota sono i capigruppo Davide Bartolini, Carlo De Martis, Giacomo Gori, Valerio Pizzuti, Rita Bernardini e del consigliere Giacomo Cerboni.

"La decisione della Giunta - proseguono - si pone tuttavia in aperta violazione della legge, pretendendo – peraltro con un mero atto di indirizzo – di esautorare il Consiglio comunale dal processo decisionale: “La Giunta comunale” – si legge – “delibera di rinunciare formalmente al diritto di prelazione e pertanto di non sottoporre al Consiglio Comunale la proposta di esercitare il diritto di prelazione”. Il Testo Unico degli Enti Locali, all’articolo 42, attribuisce infatti al Consiglio comunale la competenza a decidere in merito alla partecipazione degli enti locali a società di capitali. Un fatto di assoluta gravità, oltre che di marchiana incompetenza, che è stato immediatamente segnalato al Presidente del consiglio comunale da parte di tutti i capigruppo di opposizione, senza tuttavia che al momento di inviare la presente nota sia pervenuto alcun riscontro".

"Pretendiamo - continuano- che il dibattito e la decisione su una eventuale ripubblicizzazione delle Farmacie comunali siano rimessi alla sua sede naturale, il Consiglio comunale, come stabilito dalla legge e come avvenuto anche nel passato. Nel 2018, quando si trattò di una analoga variazione nella compagine societaria, la Giunta si rivolse puntualmente al Consiglio, nel pieno rispetto delle normative. Da quel 2018 evidentemente qualcosa è cambiato in seno alla compagine amministrata da Vivarelli Colonna, che ancora una volta cerca di sfuggire al confronto democratico per la paura di subire qualche imboscata dai suoi ‘alleati’. Non è un caso che alcuni consiglieri ‘ufficialmente’ in quota Sindaco, come Vasellini e Bragaglia, abbiano già dichiarato il loro dissenso, aprendo una nuova frattura non solo con Vivarelli Colonna, ma anche con la Lega, a dispetto della loro affiliazione al vicesegretario della Lega, Roberto Vannacci".

"E’ chiaro - commentano - che il timore del Sindaco e dell’assessore Rossi di nuove spaccature interne ha prevalso sulla tutela dell’interesse pubblico. Se questo caos non bastasse, c’è pure dell’altro. La Giunta si è espressa su un diritto di prelazione che, in realtà, ancora nemmeno esiste. Il socio privato non ha infatti messo in moto l’iter di vendita a termini di Statuto, presupposto per l’eventuale prelazione, ma si è limitato ad inviare al Comune una nota di cortesia con la quale anticipa di aver avviato un’interlocuzione con un soggetto imprenditoriale per l’eventuale vendita. E la Giunta, prendendo fischi per fiaschi, cosa ha fatto? Ha diffuso informazioni sensibili relative a una trattativa non ancora concretizzata, con cifre e nomi del potenziale acquirente, Apoteca Natura Asset Management s.p.a., facente capo al colosso Aboca".

"Una leggerezza che espone l’Amministrazione a possibili contenziosi risarcitori – pensiamo all’eventualità che un terzo operatore, venuto a conoscenza di questi dettagli, entri nell’affare facendo saltare l’operazione di Aboca – e che mette a repentaglio la credibilità negoziale del Comune nei confronti di chi davvero intenda investire sul territorio. Una superficialità che purtroppo non stupisce, se è vero – come riportato dalla stampa – che la decisione dell’attuale socio privato di levare le tende da Grosseto, dopo anni di risultati finanziari positivi, sarebbe stata provocata proprio dalle beghe politiche in seno al Comune", concludono Davide Bartolini – capogruppo Partito Democratico, Carlo De Martis – capogruppo Grosseto Città Aperta, Giacomo Gori – capogruppo Movimento 5 Stelle, Valerio Pizzuti – capogruppo Liberali Riformisti Socialisti, Rita Bernardini e Giacomo Cerboni – capogruppo e consigliere Gruppo misto di minoranza.