Tavolo della Salute: "Distretto sì ma prima investimenti"
Massa Marittima: «Quella del distretto sembra essere diventata la battaglia per ricostruire un sistema sanitario pubblico devastato da tagli e scelte costruite a tavolino per tutelare interessi di carattere politico». Ne sono convinti Paolo Mazzocco e Luciano Fedeli del Tavolo della Salute Colline Metallifere.
«La vicenda del Coeso – Società della Salute - dicono Mazzocco e Fedeli - ne rappresenta bene l’immagine. Un passaggio fortemente voluto che ha visto le amministrazioni locali entrare in un contenitore che nei fatti ha perso quel contatto diretto con il territorio e contestualmente depotenziato il presidi ospedalieri minori riducendo le attività con tagli ai posti letto e al personale.
Non si capisce perché appena 5 anni fa dal 1° gennaio tre zone socio – sanitarie venivano “fuse per incorporazione” ed oggi le stesse figure che hanno portato a quella fusione ritrattano per tornare alle vecchie perimetrazioni delle aree.
Non eravamo d’accordo allora nella creazione di un mega distretto proprio per la vastità del territorio che doveva governare e gestire ed oggi ci viene data ragione perché in qualche modo si torna ai vecchi distretti.
L’unico ricordo che è balzato all’attenzione di tutti non è certo il miglioramento dei servizi ma la strenua lotta per la presidenza, sulla quale vi era un accordo tra “gentiluomini” che poi, come avviene in politica è saltato e la presidenza è stata affidata dal presidente uscente con proprio atto a Giuntini invece che rispettare quell’accordo o trovare una soluzione per affidare la guida del Coesone con una elezione da parte dell’assemblea dei comuni.
Ma quello che più è pericoloso e bisogna evitare è barattare la nascita delle zone – distretto con la rinascita della sanità territoriale e ospedaliera, sarebbe un grave errore perché nel tempo che si ricostruiranno i nuovi assetti, quanto perso in questi anni in termini di servizi, personale e attività, se non ci saranno forti spinte politiche e istituzionali per il recupero, andrà perso e aumenterà la miseria in termini di servizi alla persona. E gli investimenti devono essere non sulle infrastrutture come sbandierato dalla politica ma in professionalità e attività, sono quelle che mancano.
Se si vuole una sanità pubblica vi si deve investire senza se e senza ma, senza promesse nelle campagne elettorali di rilancio della sanità pubblica e poi vedere sparire 200 posti letto dagli ospedali della provincia, assistere alla fuga di professionisti, non trovare più medici di base e pediatri o altri specialisti perché si sono create condizioni sfavorevoli e non attrattive perché lavorino nei nostri presidi ed altro ancora.
È ormai evidente la drammaticità della situazione che vede ancora i lavoratori della sanità e i cittadini pagare l’assenza di pianificazione, in parte voluta per privatizzare i servizi, alla quale si è assistito in questi anni.
Molte sono le segnalazioni e le denunce che spesso ci vengono riferite e che veicolano poi sui media e assurde le risposte che ci vengono date da parte istituzionale con l’accusa di agitare le acque per il consenso mentre l’azienda vuole sopperire a proprie carenze, non dovute a chi lavora ma ad un sistema sbagliato, dando un nome e cognome a chi subisce il disagio per poter riparare.
Non va bene, chi di dovere si deve assumere la responsabilità di questa situazione e lavorare non per realizzare consenso per la politica o, nel caso dell’azienda, economie ma per produrre salute e benessere per i cittadini e certezze per chi è impegnato in prima linea nei presidi.
Ecco quindi che il distretto, pur nell’importanza che ha, è una battaglia che deve venire in conseguenza a risposte certe che invertano la politica dei tagli perché più si taglia e più si spende. Investiamo quindi nei nostri ospedali e sul territorio non a discorsi, a promesse o limitandosi a cambiare modelli di governante ma in servizi perché sono quelli che fanno la differenza almeno per cittadini e lavoratori».