PCI: "NO a via Almirante a Grosseto, il fautore della strage di Niccioleta"

Massa Marittima: Daniele Gasperi segretario del PCI delle Colline Metallifere di Massa Marittima, unitamente alla segreteria provinciale di Grosseto, esprimono la netta contrarietà all'intitolazione di una via a quello che definiscono un boia servo del regime fascista e ricostruiscono quei fatti che qualcuno vuole mistificare riscrivendo una storia e dimenticando i martiri di quei drammatici giorni.

Gasperi ricostruisce sommariamente la storia.

«Il 17 maggio 1944 - dice Daniele Gasperi -, Giorgio Almirante firmava a nome del Ministro Mezzasomma un manifesto con il quale si ordinava agli “sbandati” di presentarsi ai comandi italiani e tedeschi, altrimenti sarebbero stati sommariamente fucilati alla schiena”. Nessuno rispose all’ultimatum e mentre aumentavano le fila delle formazioni partigiane, a distanza di poco più di un mese, venne compiuta una feroce vendetta.

La miniera fu circondata da tedeschi e repubblichini, 6 lavoratori vennero assassinati sul posto e circa 150 trascinati a Castelnuovo Val di Cecina dove in 77 settantasette vennero trucidati con le mitraglie in una valletta e 21 deportati in Germania.

Da allora molti i tentativi di negare i fatti accusando dirigenti socialisti e comunisti, testimoni della strage e persino il giornale l’Unità di avere addirittura costruito prove per accusare il segretario missino.


Il tentativo di dare una versione falsa di quei tragici eventi è stato però sconfessato dai tribunali con prove schiaccianti.

Per la memoria di quei giorni vogliamo, come PCI, ricordare oltre alle vittime chi si è battuto per affermare la verità, non negarla, non riscrivere le pagine di una storia scritta con il sangue delle vittime che folli carnefici hanno voluto si versasse.

Un ricordo al Sindaco Rizzago Radi che nel gennaio 1972 depositò il manifesto originale e il registro di protocollo del comune, al numero 4913, oltre ad altre schiaccianti prove, presso il Tribunale di Roma, dove inchiodò alle sue responsabilità il segretario missino.

Un ricordo ai familiari e congiunti che il 10 giugno 1972 vollero che la verità fosse riaffermata denunciando, assistiti dall'avvocato Morante di Grosseto, il caporione missino Giorgio Almirante con l’accusa di complicità nel massacro, uno fra i più orrendi commessi da tedeschi e “repubblichini” nella Maremma.

Facciamo nostre quelle voci che affermavano al Procuratore di Roma che “dopo tanti anni gli eventuali reati che possono essere addebitati all'on. Giorgio Almirante sono stati coperti da condoni e amnistie. Ma nel nome della giustizia, nel ricordo dei nostri Caduti Le chiediamo di procedere egualmente perché anche questo responsabile del nostro dolore conosca le sanzioni della legge”.

Da quei fatti e quella storia, il ricordo, la memoria per chi sa e sa informarsi doverosamente non conosce pause, ma rimane viva, come viva è la contemporaneità di rigurgiti nazifascisti che si presentano ogni qualvolta vi è in giro una data che ricorda una strage o una barbarie.

Condanniamo il revisionismo atto a distorcere ciò che è successo, anche questa è ferocia.

Negare o mistificare la memoria è giustiziare ancora le vittime e i caduti di quei giorni, di quella follia.

Ci sono colpe e responsabilità che devono essere ammesse. Quel ventennio non è stato un passaggio parlamentare ma una dittatura spietata che ha negato con la violenza libertà e diritti che va condannato senza se e senza ma. Esso - conclude Gasperi - deve servire a risvegliare le coscienze ad ogni ricorrenza perché quella storia non si ripeta.