A Porto Santo Stefano la nave del CNR G. Dallaporta unica nel suo genere in Italia

E’ arrivata a Porto Santo Stefano la nave oceanografica G. Dallaporta, importante unità del Consiglio Nazionale delle Ricerche destinata a attività oceanografiche, studio dei fondali marini ricerche sulla consistenza degli stock ittici, attrezzata per la pesca per effettuare campionature e studi biologici.

Artemare Club che l’ha subito documentata per l’Archivio storico navale dell’Argentario della sede dell’Associazione racconta che è entrata in servizio nel 2001, ha una lunghezza di 35 metri e raggiunge 14 nodi di velocità massima, è in grado di ospitare sino a 8 membri di equipaggio e 12 ricercatori e affianca la nave Minerva Uno. Nel battezzarla il CNR ha voluto dedicare l'unità di ricerca oceanografica a Gianfranco Dallaporta, per 12 anni direttore dell'Istituto per lo Studio della Dinamica delle Grandi Masse, scenziato cui si deve, tra l'altro, per il particolare impegno profuso per la salvaguardia di
Venezia.

La nave G. Dalla porta a Porto santo Stefano - Artemare Club.jpgIl valore tecnologico e scientifico di questa nave da ricerca, unica nel suo genere in Italia, è dimostrato dalle richieste di
collaborazione avanzate dall'Unione Europea, la G. Dallaporta infatti effettua studi avanzati nel settore della pesca scientifica, della biologia marina e dell'ambiente marino in genere, presenta a bordo tutte le più moderne dotazioni scientifiche e di plancia per lo studio della pesca marittima e delle condizioni ambientali marine, ecoscandagli di varie frequenze, ecointegratore, torsiometro, telecamera subacquea, sonda "CTD" equipaggiata di numerosi sensori per la misura dei vari parametri ambientali, "Rosette Multisempler" per il prelievo di campioni di acqua di mare a varie profondità, correntometri, verricelli per la pesca ed altre apparecchiature e nei laboratori ospitati a bordo è possibile analizzare immediatamente i campioni biologici e di acqua di mare prelevati durante le campagne oceanografiche e di pesca.

Artemare Club spera in una prossima ricerca della nave del CNR nelle aree di mare di Talamone per valutare scientificamente la valenza dell’iniziativa della "Casa dei Pesci" con l’occupazione di zone di fondale marino da decine di blocchi di marmo di importanti dimensioni scolpiti, posizionati sui fondali probabilmente sopra anche delle praterie di Posidonia, con lo scopo di contrastare la pesca illegale a strascico sotto costa e a basse profondità, idea di un pescatore locale tra i pochi rimasti che fa pescaturismo e prosegue nelle sue attività economiche in mare sicuramente con l’osservanza di tutte regole.

Ma “gli uomini dell’Antropocene” hanno chiesto ai silenziosi pesci se volevano “una casa” così, divenuta spunto per eventi turistici locali di ristorazione con musica cinema e un libro? Non è possibile far rispettare le regole e i divieti sulla pesca a
strascico con le tante forze di polizia che abbiamo in mare e non invadere ancor più gli abissi, dopo cavi telefonici, estrazioni e condutture energetiche, relitti e statue di ogni genere, onde acustiche di ogni tipo e un numero sempre crescente di mezzi subacquei e divers di ogni eta'?