Riparte il progetto 'La vita che vorrei' con l'obiettivo di favorire l'autonomia delle persone disabili

Grosseto: Venerdì 13 maggio riparte nella Zona Distretto Colline dell’Albegna della Asl Toscana sud est il progetto “La vita che vorrei” realizzato in continuità con la precedente edizione del 2021 nell'ambito del progetto regionale del “Dopo di noi” di cui alla Legge 112/2016, per la realizzazione di interventi e servizi volti a favorire l'autonomia delle persone con disabilità grave in previsione del momento in cui le loro famiglie non ci saranno più.

I disabili coinvolti sono 12 di una età compresa tra i 26 e i 55 anni. Le risorse regionali assegnate sono di circa 62 mila euro divise per due ambiti progettuali a cui si assomma il cofinanziamento dei soggetti partner di seguito specificati. Il primo ambito comprende il cohousing (soggiorni di lungo termine) per la durata di almeno 4 mesi e le persone coinvolte saranno seguite dai professionisti delle associazioni Giocolare e Oltre lo Sguardo onlus, organizzate in forma di rete di imprese. In questa parte del progetto le attività previste prevedono l'alloggio in un appartamento posto in zona residenziale ad Orbetello, con annesse attività per sviluppare l'autonomia. Nel secondo ambito sono impegnate le associazioni La Cometa e Laboratorio Capalbio e, in questo caso, le attività consistono nella realizzazione di cicli di soggiorni brevi in una struttura presente nella zona collinare a Pitigliano e vede la partecipazione di persone disabili anche queste impegnate in attività finalizzate all'acquisizione della propria autonomia, come ad esempio la realizzazione dell'orto e la cura degli animali (cani, gatti, etc).

"La scelta di proseguire sulla scia del progetto dello scorso anno – spiega Roberta Caldesi direttrice della Zona Distretto Colline dell'Albegna - ha l'obiettivo di consolidare da una parte la volontà delle persone con disabilità e soprattutto il comportamento dei familiari verso una nuova consapevolezza: che con il Dopo di noi si esce dallo schema dell'istituzionalizzazione e si entra nella prospettiva in cui ogni persona disabile può veramente arrivare ad un proprio progetto di vita. Naturalmente è un tassello di un percorso che prevederà altri step di sviluppo organizzativo e gestionale delle famiglie, come può essere la creazione di una Fondazione. Ma c'è tempo per approfondire. In questo momento è importante costruire i presupposti", conclude Caldesi.