Promesse da marinai e memoria corta

La Federazione del PCI di Grosseto nel prendere atto del risultato delle elezioni per il rinnovo del presidente della provincia augura a Francesco Limatola buon lavoro e auspica che quanto affermato nelle dichiarazioni apparse nella recente intervista alla Nazione diventino realtà. Grosseto: «Quello del PCI - si legge nella nota - è solo una auspicio che dovrà trovare conferma nei fatti ma è pieno di grandi perplessità e contraddizioni. 

Era il 2016, non un secolo fa, l’anno del referendum costituzionale in cui lo stesso Limatola insieme alla maggioranza degli amministratori del centrosinistra della provincia di Grosseto si schierava con convinzione per il SI, quel SI che avrebbe portato al definitivo superamento delle province, mettendo fine alla rappresentanza di medio livello, riorganizzando funzioni di area vasta per dare risposte ai ciadini. 

È quindi contraddittorio l’atteggiamento del neo presidente che era schierato, senza se e senza ma, per l’abrogazione delle province e oggi, nello stile di Matteo Renzi che voleva abrogare il Senato e si è fatto eleggere senatore, ne diventa presidente.
Nel frattempo, soprattutto per le strade, si è assistito ad un forte deterioramento per mancanza di manutenzioni, l’edilizia scolastica è rimasta al palo e l’unica cosa che è stata realizzata per i cittadini è l’applicazione della tassa sui passi carrabili, introdotta dai governi di centro sinistra e applicata, nella provincia di Grosseto, dalla presidenza Vivarelli. 

In più le elezioni per il rinnovo della presidenza e del consiglio sono appannaggio solo dei grandi elettori perché ai cittadini con la riforma Del Rio è impedito l’esercizio della Sovranità Popolare garantito invece per il pagamento del canone sugli accessi.
La riforma delle province doveva altresì eliminare i costi della politica ed invece, a sorpresa, si scopre che dopo anni viene reintrodotta un’indennità per il presidente che sarà equiparata a quanto percepisce il sindaco del comune capoluogo, di gran lunga superiore all’indennità percepita da sindaci dei comuni con popolazione inferiore e si introdurranno anche le figure di assessori prevedendo anche per loro un’indennità. 

Tutto da vedere quindi per il mandato del neo presidente che, anche se ispirato da buoni propositi, dovrà scontrarsi con una logica politica profondamente diversa che ha portato le province ad essere soggetti non ben identificabili ed enti sopra i quali le regioni hanno deciso di applicare scelte differenziate, come ad esempio è successo nel Friuli dove al posto delle 4 province esistenti prima del decreto Del Rio sono state introdotte 18 “unioni territoriali intercomunali” (UTI), associazioni tra più comuni che esercitano alcune delle funzioni precedentemente di competenza delle province».