'Potenziare il territorio, tutelare i presidi e preparare la fase del dopo Covid per evitare ritorni e nuovi contagi'

Grosseto: "Apprezzabile lo sforzo delle istituzioni e dei dirigenti della sanità toscana - scrivono in una nota congiunta Paolo Mazzocco e Luciano Fedeli - ma, perdonateci, resta una grande paura non tanto per la politica che magari ci ha messo un po’ di tempo a capire, ma di chi continua a ripetere imperterrito che il virus è stato sopravvalutato, che le morti non sono realmente causate dal virus e via discorrendo e chi pensa che superato il picco tutto deve ricominciare come prima.

Un punto abbiamo già avuto oltre 18.000 operatori sanitari contagiati, una strage di morti tra i medici. Non stanno venendo fuori i dati sulla morte degli infermieri, dei paramedici e degli altri operatori sanitari: saranno almeno altrettanti e nessuno ne parla.

Questo è inaccettabile: non doveva succedere e non possiamo rischiare che succeda di nuovo. Fin dall’inizio noi chiediamo di organizzare corridoi alternativi, perché il virus non doveva entrare negli ospedali ma essere fermato sul territorio.

Serve personale dedicato esclusivamente sul territorio al trattamento del Covid-19 in aggiunta a chi già opera per altri servizi, serve che i casi di Covid-19 se domiciliarizzati siano seguiti da personale specifico, serve che se c’è necessità di ricovero i casi Covid non passino dai pronto soccorso dei presidi periferici, serve che il personale del volontariato sia dotato di ambulanze dedicate al trasporto di queste persone.

Bene l’attivazione le Unità Speciali di continuità assistenziale per intercettare i casi prima di destinarli all’ospedale Covid o a ospedali come quello di Massa Marittima ma queste unità dovevano essere già partite e se non lo sono devono partire immediatamente.

La sfida del territorio è quella più grande e le unità speciali dell’Ausl Toscana possono evitare il diffondersi del virus. I rischi di esposizione al virus e i maggiori focolai sono proprie nelle strutture sanitarie.

Questo tipo di organizzazione riuscirà a far avere un rallentamento e probabilmente una diminuzione dei casi e un ritorno a una certa normalità anche se dovremo essere ancora pronti a probabili ritorni almeno sino a quando non vi saranno terapie o vaccini efficaci.

Serve infine riflettere su investimenti che dovranno essere indirizzati a ristrutturare quel sistema sanitario nazionale che è stato letteralmente devastato negli ultimi anni di politiche di tagli e di privatizzazioni che che lo hanno indebolito tutto, hanno ridotto il numero dei medici e dei letti e la possibilità di reagire in modo efficace al terribile virus.

Dovremo inoltre, e non è una cosa secondaria, avere in dotazione tutto quel materiale di protezione che oggi soltanto l’ospedale Cotugno ha dato al proprio personale. Se non riusciremo a farlo rapidamente è evidente che una possibile/probabile seconda fase sia peggio della prima.

Quindi sì alla ripresa dell’economia, ma rafforzando il sistema sanitario, e aiutando i cittadini ad avere una diversa consapevolezza: a essere informati, formati e protetti".