San Lorenzo amarcord

di Massimo Ciani "La vigilia di San Lorenzo. La processione. Quanti ricordi, specie di bambino. Piazza della Vasca. Sulle spalle di babbo. Per riuscire a vedere i butteri a cavallo che fanno da scorta alla statua del santo con la graticola. Sì. Proprio lui. Lorenzo.

Quello che, nell'ironia mai sopita dei grossetani, in mezzo al crepitare delle fiamme che lo avvolgevano nell'estremo martirio, si rivolse ai suoi aguzzini e sprezzante disse loro: "Giratemi, farabutti...da questa parte so' cotto...". Lorenzo. Il patrono. Quanti grossetani si chiamano e si chiameranno Lorenzo. Il popolo ha sempre tenuto molto a questa ricorrenza, tanto che molti rientrano dalla villeggiatura al mare per rendergli omaggio partecipando alla processione.

La statua con la graticola percorre le strade del centro, con tutto il corteo sacerdotale, cardinale e vescovo  compresi. Incensate, benedizioni, salmodiare delle preghiere. Le pie donne che scorrono le palline della coroncina recitando il rosario. L'impazienza regna sovrana. "Ma quando arriva....?" "Ora..ora..... è a porta nova....". Babbi con in collo figli piccoli addormentati. Il venditore di palloncini non fa pari a gonfiarli che sono già legati alla manina di un bimbo attonito e sorridente. Ma la vera festa deve arrivare. Mentre San Lorenzo prosegue il suo girovagare arrivano loro, i butteri. In sella a cavalli sudati che sbuffano dalle narici e lasciano tracce corporali. Tutto fa parte di questa meravigliosa coreografia. Il nove agosto sera l'anima della Maremma si conduce nel capoluogo e rende omaggio al suo santo patrono. Qui non pensare di trovare la passionalità coreografica ed a volte esagerata delle processioni del sud. Si prega con partecipazione contenuta. Come facevano i contadini di una volta. Con il cappello in mano. Lorenzo questo lo sa e lo condivide. Se ne sta buono tutto l'anno nella nicchia a lui dedicata in cattedrale e si permette solo questa uscita in mezzo al suo popolo. Per lui l'abbraccio dei grossetani basta e avanza. Poi si ritirerà in cattedrale. A intercedere presso Dio per la sua città.

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