I tuffi dal canale del Fossino

di Massimo Ciani Proprio giù in fondo, vicino alla foce eternamente insabbiata. Un gruppo affollato di ragazzi si tuffava in continuazione. Dominava lo spirito di emulazione. Farsi notare era la parola d'ordine, specialmente dalle ragazzotte. Nell'aria, una tempesta ormonale . Altro che Cagnotto e Di Biasi. Altro che Mondiali di Barcellona. Tecnica approssimativa, frequenti panciate ma uno spirito indomito.

Con il sole a picco dell'una (dire delle tredici non è da maremmani) i piccoli bad boys di allora sfidavano le barche e i moccoli dei pescatori, del Sorcio e di Omero, e si tuffavano in continuazione, infischiandosene delle ondate che degli spruzzi d'acqua che si sollevavano e persino della loro stessa incolumità. C'era la piattaforma della succhiona per la sabbia. con il braccio della gru penzoloni. Trampolino ideale per i salti mortali carpiati e non carpiati. Ogni tanto qualcuno, nel risalire, perdeva il costume risucchiato dall'acqua. Allora sì che erano risate e sfottò a non finire...!!

Il malcapitato che goffamente cercava di coprirsi le nudità con le mani... qualche ragazzotta che faceva finta di girarsi dall'altra parte per non vedere, invece guardava... eccome se guardava.. in tralice... ed il suo sguardo era un misto tra il curioso, il vergognoso e l'eccitato... e poi un gesto che ricordo, indelebile, nella mia mente... Ogni volta che uno risaliva, dopo il tuffo, faceva un movimento rapido con la testa per buttarsi indietro i capelli, si stropicciava gli occhi, quasi a volerseli detergere dall'acqua salmastrosa, quindi si soffiava il naso con la mano.... per togliersi l'acqua penetrata nelle narici... poi risaliva sulla piattaforma improvvisata e attendeva il suo turno per rituffarsi nuovamente... e tutto intorno erano cori, risate, battute, soprannomi... un’umanità popolare incredibilmente viva, chiassosa, impertinente, salace, ma soprattutto spensierata.

Poco distante, di là dalle dune sabbiose e dai contrafforti del canale, dominava il gridio dei bagnanti, ovattato dal vento, intervallato dalla nenia dei bombolonai e da quella dei venditori di noccioline... gli ombrelloni si flettevano sotto la spinta del vento... non avvertivi differenza tra la spiaggia ed il mare anzi... ti sembrava un tutt'uno impalpabile... il sole dominava ovunque... era lui il signore delle nostre estati.. ci dava abbracci bollenti... ci imprimeva a modo suo segni d’amore... quanti rientri a casa sulla Rama con la schiena e le spalle sgallate... ma che c’importava... a casa tanto c’era mamma che, dopo una bella lavata di capo per come c'eravamo conciati, ci leniva le scottature coll'olio lavato (come erano lievi e dolci le Tue mani.. mamma..)"