Caccia: Remaschi, ecco gli indirizzi che la Giunta vuole seguire

L’assessore regionale ha svolto l’informativa preliminare al Piano faunistico venatorio della Toscana. L’Aula approva alcune proposte di risoluzione collegate al Piano faunistico venatorio della Toscana illustrato dall’assessore Marco Remaschi.Firenze: “Arriviamo in ritardo rispetto alla tempistica prevista, perché la pianificazione complessiva nasce alla fine del 2018; poi c’è stato il dibattito serrato che si è acceso anche grazie alla conferenza sulla caccia a Grosseto nel giugno 2019”.

Dai diversi contributi è scaturita la volontà di realizzare uno strumento pianificatorio “estremamente importante che poggia le sue basi su normative nazionali e regionali. Questo documento attesta volontà di governo della Toscana e qui si definiscono gli indirizzi che si intendono seguire”. Così l’assessore regionale alla caccia, Marco Remaschi, nell’informativa preliminare sul Piano faunistico venatorio regionale che ha tenuto in aula.

Obiettivo principale del piano è la conservazione delle specie di fauna selvatica viventi in Toscana e la programmazione di un prelievo venatorio compatibile con le esigenze di tutela, impostato in modo biologicamente corretto, sulla base di una corretta stima quantitativa per le specie sedentarie e della valutazione dello stato di conservazione per le specie migratrici.

Il piano individua, all’interno del comprensorio, le zone e le oasi di protezione, le zone di ripopolamento e cattura, i centri pubblici di riproduzione di fauna selvatica allo stato naturale, i centri privati di riproduzione di fauna selvatica allo stato naturale, le aziende faunistico venatorie, le aziende agrituristico venatorie, le aree di addestramento e allenamento cani, le zone in cui sono collocabili appostamenti fissi, le aree vocate e non vocate per ciascuna specie di ungulato, i parchi nazionali e le aree protette, tutte le ripartizioni del territorio necessarie per l’organizzazione del prelievo venatorio. Le zone residuali sono destinate alla caccia programmata e sono gestiti da Ambiti territoriali di caccia.

La Giunta regionale provvede annualmente alla ripartizione finanziaria delle risorse disponibili e a definire i criteri per il monitoraggio della fauna, per la gestione delle risorse per la prevenzione e per il risarcimento danni in favore degli imprenditori agricoli per i danni arrecati dalla fauna selvatica alle produzioni agricole.

Il piano faunistico venatorio costituisce presupposto per l’eventuale deroga ai termini di apertura e chiusura della caccia, così come indicati nel calendario venatorio regionale.

Dato che il numero dei cacciatori in Toscana è in costante calo (erano 124 mila nel 2000, 73 mila nel 2018 e si stima che nel 2030 oscilleranno tra il 35 e i 40 mila), sarà necessario istituire metodi di valorizzazione dell’impegno profuso da chi presta servizi di volontariato e migliorare la disciplina degli Ambiti territoriali di caccia. Per quanto riguarda i danni provocati dalla fauna selvatica, la creazione di un’unica banca dati è fondamentale per avere una visione complessiva. Negli ultimi anni i conflitti maggiori si sono avuti con gli ungulati, in particolare cinghiale e capriolo, e con il lupo. Situazioni problematiche sono state riscontrate anche con i piccioni, i corvidi e le specie ittiofaghe, in particolare i cormorani. Altri obiettivi strategici dell’attuale programmazione sono la salvaguardia della biodiversità, migliorare la governance, incentivare la cultura della sicurezza e del rispetto reciproco.

Il crono programma prevede, nel corso del 2020, che dopo l’informativa si avvii il procedimento, si produca il documento preliminare di Vas, e si arrivi infine alla proposta finale entro fine anno. “Sono convinto che non riusciremo a chiudere il lavoro prima della fine della legislatura, ma questo confronto servirà ad approfondire il tema e a disegnare una fotografia esaustiva” ha concluso l’assessore.  

 
Le linee guida individuate nell’informativa preliminare sul Piano faunistico venatorio della Toscana, illustrate dall’assessore Marco Remaschi, sono state oggetto di un dibattito in Consiglio e la futura pianificazione dovrà tenere conto anche di alcune volontà votate dall’Aula. Il principale gruppo di maggioranza intende infatti impegnare la Giunta su un punto specifico: la salvaguardia delle autorizzazioni in essere per quanto concerne i capanni di caccia sul lago Massaciuccoli. Nella proposta di risoluzione approvata e illustrata dal presidente della commissione Ambiente Stefano Baccelli, la Giunta dovrà “valutare le forme più opportune per consentire a cessione in vita o  dopo la morte dei titolari”.

Il Consiglio ha approvato anche alcune proposte delle opposizioni a cominciare da quelle presentate dalla Lega per “incrementare azioni di contrasto alla proliferazione di specie ibride; limitare la presenza del lupo in aree dedite alla pastorizia; proteggere i raccolti e gli animali da pascolo”. Il gruppo guidato da Elisa Montemagni chiede inoltre il “rimborso completo dei danni subiti da agricoltori e allevatori per il sovrannumero di alcune specie animali”.

Votata anche una proposta di risoluzione  presentata da Sì-Toscana a sinistra per l’incremento delle risorse previste a sostegno dei centri di recupero della fauna selvatica. Il Consiglio ha respinto invece gli atti presentati dal Movimento 5 stelle che puntavano all’ampliamento delle fasce di rispetto e di divieto assoluto di caccia in zone adiacenti a quelle colpite da incendi; per vietare la pratica dei richiami vivi e per il superamento delle munizioni contenenti piombo.

In sede di dibattito è emerso il “ritardo” della Giunta nel predisporre la nuova pianificazione. In particolare Montemagni ha ricordato che si parla del Piano “dal 2015. Le colpe della maggioranza penalizzano tutta la Toscana che aspetta risposte da anni”. Secondo la capogruppo della Lega, l’informativa è “solo un contentino per qualche associazione ambientalista in vista del voto per le regionali”.

Per il consigliere del gruppo misto Roberto Salvini, è “inutile parlare di ritardo. Occorre fare un buon lavoro e tracciare indirizzi concreti su produzioni e sicurezza dei territori”. Il vecchio Piano, per Salvini, è “superato” perché “disegnato su una fauna che non esiste più”.

Per la consigliera del Movimento 5 stelle Irene Galletti, la nuova pianificazione dovrebbe essere “più improntata alla tutela ambientale e all’attività agricola. Lo spopolamento – ha osservato – è un altro aspetto da tenere di conto”. Galletti ha riconosciuto la “grave mancanza” dell’esecutivo a guida Enrico Rossi e ha aggiunto che in “cinque anni, e dopo molti atti di indirizzo votati, qualcosa si poteva fare.

Critico è stato anche il capogruppo di Sì-Toscana a sinistra, Tommaso Fattori: “Il Piano si preannuncia modellato sui desiderata del mondo venatorio. Si dimentica che è previsto da norme nazionali soprattutto per tutelare la fauna selvatica”. A detta del consigliere dovrebbero “tornare centrali le politiche di salvaguardia della biodiversità” e si dovrebbero “estendere le aree protette di Padule del Fucecchio”.

Plauso alle linee guida tracciate da Remaschi è arrivato dai consiglieri Pd Simone Bezzini e Andrea Pieroni. Il primo ha rilevato come il Piano sia una “valida cornice” e ha anche ricordato il ruolo strategico del volontariato venatorio: “Non deve essere sottovalutato perché la gestione della fauna passa dalla pratica diffusa del no profit”. Pieroni ha invece giudicato il lavoro della Giunta “serio” e, citando la conferenza sulla caccia svoltasi a Grosseto nel giugno 2019, già ricordata dall’assessore toscano, ha elogiato il lavoro di “confronto e condivisione” giudicandolo un “punto di svolta”. “La strada da percorrere è quella del rafforzamento dell’alleanza tra i diversi soggetti in campo”.

In chiusura Remaschi ha annunciato un intervento della Toscana per sollecitare una revisione della normativa nazionale che sia “funzionale ai cambiamenti avvenuti negli anni”. “La materia è complessa – ha ribadito – ma l’approccio del confronto e della condivisone è la strada giusta da seguire”.