Il Giglio profanato

di Antonella MontiIsola del Giglio: Dieci anni dalla tragedia, 32 morti, il Costa Concordia transatlantico da crociera squarciato e semi inabissato che  lasciò l’isola (per la demolizione a Genova del 2015) solo due anni dopo e, dal 2012 (l’impatto con lo scoglio avvenne il 13 gennaio) al 2014, il relitto “spiaggiato” come una balena morente su un arenile rimase lì, innaturale e incombente, quasi presagio di una catastrofica fine del pianeta.

Di quella tragedia non si è mai smesso di parlare a parte in questi giorni per via del decennale del 13 gennaio prossimo e dell’evento tragico si è pubblicato su libri, sono state fatte interviste rilasciato dichiarazioni più o meno polemiche, di fatto, da allora, nell’isola tutto non è stato più lo stesso.  Quel che resta di così tanto parlare è stato il  grande cuore degli isolani,  quel  medico che rimase giorni a soccorrere e confortare senza concedersi riposo, quel  parroco che ricoverò tanti profughi in chiesa e diede loro anche le tovaglie dell’altare per asciugarsi, quei gigliesi che aprirono  le loro case ai profughi, gli isolani che tornarono dal loro “letarghi invernali” in terraferma  per riaprire gli esercizi commerciali chiusi in attesa della Pasqua e la notorietà mondiale che si fagocitò l’intera isola toscana per anni. In quei giorni al Giglio, si contarono anche 330 giornalisti e non si sapeva più dove allocarli.  Da allora ad oggi, i fondali sono stati ripuliti, i parenti delle vittime e naufraghi risarciti, e il Comandante Schettino  aspetta ancora l’istanza di revisione del processo già presentata insieme al parere della Corte europea di Strasburgo che latita. Il sindaco di allora che è quello di oggi, definì la tragedia apocalittica e insieme a tutto il Comune ,per  questo decimo anniversario, ha già stilato un programma di commemorazione che poi ricalca quello degli scorsi anni a parte  l’obbligo del green pass per imbarcarsi e partecipare alla commemorazione. 

Per giovedì 13 dunque fiori a mare, S.Messa di suffragio, processione e classica”tufata” al porto nell’ora esatta di quell’impatto catastrofico avvenuto prima delle ore 22,00 di dieci anni fa. Tra i presenti di questo 2022 pandemico alla commemorazione, hanno già confermato Franco Gabrielli Commissario per il naufragio di allora, Don Lorenzo Pasquotti il parroco di Giglio Porto che ricoverò in chiesa i naufraghi, Ennio Pasquini allora Comandante dei Vigili del Fuoco e Kevin Rebello, fratello del cameriere Russel Rebello che, quella notte, aiutò gli altri a mettersi in salvo prima di morire quando, la Concordia, si ribaltò. Il corpo dello sfortunato ed eroico giovane, fu ritrovato solo tre anni.

Ero sull’isola il giorno dopo la catastrofe come giornalista e per la prima commemorazione come volontaria. Vi arrivai con  la delegazione locale  di Slow Food di cui facevo parte senza sapere esattamente come aiutare gli ex profughi in arrivo. Inizialmente mi prodigai per ricevere ed assistere i tanti arrivi che tornavano sull’isola per la prima volta dopo la tragedia. In seguito, mi improvvisai cameriera per aiutare gli altri volontari a servire a tutti un pranzo caldo e rifocillante  In cucina, volontariamente, c’erano cuochi del Giglio e di Orbetello  alcuni di loro erano veri e propri professionisti altri meno ma tutti si adoperarono per cucinare un eccellente pranzo davvero gradito dopo un traghettamento (Argentario Giglio davvero poco tranquillo per le avverse condizioni marine).

La cosa più triste, di quella intensa giornata di lavoro rimase la vista di tanti volti segnati dalla fatica del viaggio e dallo strazio del ricordo. Erano arrivati in tanti a commemorare quella tragedia ed erano arrivati da ogni parte d’Italia come dalle Filippine, dal Giappone, da mezza Europa e dalle Americhe.  Ricordo che tutti quei volti emanavano tristezza e stanchezza  e si muovevano salutandosi dopo un anno dal naufragio quasi come automi, con lo sguardo spento. Non potrò comunque dimenticare alcuni di quegli ex profughi spossati dalla stanchezza di un viaggio faticoso con neppure tanta  voglia di mangiare, quasi tutti infreddoliti e coperti da lunghi  cappotti scuri, da dove si notavano pull o magliette scure con sopra stampati, fra onde bluastre e verdi, i volti sorridenti dei loro cari morti lì, per il naufragio di quell’ enorme “scatola di ferro” reclinata su un lato e in bella mostra dalla sala panoramica di quell hotel gigliese.