Coronavirus e orario dei negozi, Aduc: 'Le ordinanze della Toscana col ‘prurito ideologico’

Firenze: Per le prossime festività del 25 aprile e 1 maggio in Toscana tutti gli esercizi commerciali dovranno restare chiusi, con deroghe solo per farmacie e rivendite di giornali e per le consegne a domicilio di generi alimentari. È quanto stabilisce un’ordinanza firmata dal presidente della Regione Enrico Rossi.

La decisione, spiega la Regione in una nota, “è stata assunta anche per evitare che in quei due giorni si possa verificare un diffuso afflusso di persone sia presso le strutture di vendita sia per le strade rendendo più difficile l’attività di controllo per prevenire, limitare e sanzionare i comportamenti vietati. La finalità della misura è quindi di garantire il rispetto delle azioni di contenimento dell’emergenza, evitando quindi concentrazioni di persone e trasferimenti eccessivi”.

“Festività” dice la Regione Toscana. "Cosa vuol dire festività? - dice Vincenzo Donvito, presidente Associazione per i diritti degli utenti e consumatori. - Abitualmente è un giorno in cui le persone non lavorano o lavorano meno persone. Giorno in cui ci si rilassa, si va in gita, si sta con famiglia e/o amici, si festeggia.

Anche il 25 aprile, anniversario della Liberazione dal nazi-fascismo del secolo scorso… e poi, il Primo Maggio, festa del Lavoro, in tanti vanno a fare la scampagnata. Ma questo accade anche ora che siamo tutti confinati? Certamente no. A parte la ricorrenza, per tutti questi due giorni saranno come gli altri. Come un mercoledì o una domenica".

"E quindi, - prosegue Vincenzo Donvito - cosa sono le motivazioni per la chiusura degli esercizi commerciali, quale preoccupazione di assembramenti? A nostro avviso: NESSUNA! Purtroppo registriamo una sorta di “prurito ideologico”. Lo stesso “prurito” di chi vorrebbe i negozi chiusi la domenica perché questa giornata sia dedicata al Dio cattolico. E, ovviamente, ognuno ha il suo Dio. Per qualcuno è quello “nei cieli” per qualcun altro è quello dei “talmud ideologici” che, ogni anno, da una parte e dall’altra di un grande problema storico non risolto nella nostra cultura italiana, vede schierati i partigiani di una parte e dell’altra".

"Noi crediamo. - commenta il presidente Aduc - che le feste si dovrebbero tenere e celebrare. Anche a chi scrive piace andare a sentire le testimonianze sulla Liberazione, c’è sempre da arricchirsi…. E magari, visto che abito a Firenze, dopo averle ascoltate in piazza della Signoria, andare a passare qualche ora in una delle mie librerie preferite nel centro della città, magari portandoci la mia giovane figliola.

Ma questo accadeva nei giorni “normali”. Oggi che “normali” non siamo, o che forse non ci siamo ancora adattati ed organizzati alla nuova normalità, invece, ci dicono che non solo dobbiamo essere confinati, ma anche quando dobbiamo/possiamo andare a fare la spesa (che andare in libreria nonostante le abbiano aperte… lasciamo perdere e lode a quelle librerie che non hanno deciso di non aprire) non è possibile. Secondo “loro” dobbiamo riflettere sulla “santificazione” di queste due feste, e dobbiamo farlo a modo loro… cioè vedendoci l’ennesimo film di Netflix o l’ennesima replica della partita Italia-Germania di non so quale campionato del mondo".

"E la fiducia nei cittadini? Zero! Bene. Crediamo che questa sia un’ennesima dimostrazione di come questa vicenda coronavirus, invece di portarci (come vogliono farci credere) ad un maggiore e più proficuo rapporto cittadini/istituzioni, ci stia portando invece su un percorso contrario, anche se ci regalano le mascherine", termina Vincenzo Donvito, presidente Aduc.