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Regione. Papa Francesco: in Consiglio un minuto di silenzio
L’Assemblea legislativa ha svolto un momento per commemorare e ricordare la figura di papa Bergoglio
Firenze – Il Consiglio regionale, su invito del presidente Antonio Mazzeo, prima di iniziare i suoi lavori odierni ha svolto un momento di ricordo e commemorazione di papa Francesco, in memoria del quale ha chiesto all’Assemblea di osservare un minuto di silenzio.
Nel suo intervento, Mazzeo ha ricordato l’uomo “che con la sua forza mite, con la radicalità delle sue parole, ha segnato il cammino di ciascuno di noi. L'ha segnato per chi come me è credente, ma lo ha fatto anche per chi non crede. Papa Francesco è stato, non solo con le parole, ma soprattutto con i suoi gesti, il testimone autentico di una chiesa in grado di abbracciare gli ultimi, di costruire ponti invece che muri, di credere fermamente che l'amore e la giustizia sociale non fossero parole vuote, ma un pezzo del cammino che ciascuno di noi deve portare avanti”. Mazzeo ha sottolineato che papa Francesco “ogni giorno ha cercato di vivere i valori della solidarietà, della pace, dell'accoglienza e credo che anche noi, come Istituzioni tutte, dobbiamo sentire il peso di quelle parole anche nell'impegno che portiamo avanti ogni giorno”.
Il presidente dell’Assemblea legislativa ha ricordato i tre viaggi pastorali compiuti da papa Francesco in Toscana. Il primo il 10 di novembre del 2015, quando visitò Prato e Firenze dove tenne la celebrazione eucaristica con più di 50.000 persone nello stadio Artemio Franchi.
“Poi – ha aggiunto - ci fu il momento che ha segnato anche un pezzo di storia della nostra terra, quando il 20 di giugno del 2017 papa Francesco rese omaggio a un grande toscano, a un grande sacerdote che troppo spesso la Chiesa aveva dimenticato e a cui non aveva dato il giusto risalto. A Barbiana papa Francesco riconobbe la figura e il ruolo di Don Lorenzo Milani, mandando messaggi molto forti alla Chiesa; e visitando la scuola di Barbiana ricordò che ridare ai poveri la parola significa ridare a loro giustizia, dignità e libertà”. A seguito di quel momento, ha spiegato Mazzeo, “decidemmo di dedicare la Festa della Toscana a Don Lorenzo Milani, perché con la sua voce di uomo, prima ancora che del parroco, si poteva mandare un messaggio di fratellanza e di speranza, di solidarietà”.
Infine, la visita del 10 maggio del 2018, quando il papa visitò Nomadelfia, la comunità fondata da Don Zeno Saltini nella diocesi di Grosseto definendola una realtà profetica sulla fraternità, per poi recarsi a Lobbiano, la Cittadella internazionale del movimento dei focolari, per incontrare i giovani e famiglie da tutto il mondo.
Il presidente Mazzeo, infine, ha ricordato l’incontro riservato, fatto insieme al presidente Giani e a una delegazione toscana, il 22 gennaio del 2024, nell’occasione dei 100 anni della nascita di Don Lorenzo Milani. “Le sue parole, le parole di un uomo sofferente quel giorno, di un uomo che faticava ad alzarsi furono di ringraziamento per aver dedicato la Festa della Toscana a Don Lorenzo”. Mazzeo ha concluso sottolineando di “sentire il dovere di ricordare papa Francesco e testimoniare la nostra gratitudine per il suo esempio, rinnovando il nostro impegno a costruire una Toscana che sia più giusta, più umana, più solidale. Una Toscana che sa farsi casa e speranza, come papa Francesco ci ha insegnato”.
“La sua missione, il suo modo di agire all'interno della Chiesa è stato chiaro fin dal giorno della sua elezione, quando pur gesuita, ha scelto di chiamarsi Francesco”, ha detto Maurizio Sguanci (Italia Viva). “In questo modo un messaggio potentissimo. È stato un uomo che ha cambiato la Chiesa e il volto della Chiesa come nessun altro prima”. “È stato anche un grande papà per tutti noi, offrendoci ogni giorno insegnamenti importanti – ha aggiunto. Sguanci ha ricordato che papa Francesco - “ha puntato su una chiesa globale. È un Papa che ha portato la Chiesa dove non aveva alcuna forza. L’ha riportata al suo messaggio originale e a essere inclusiva. È stato un papa che è stato un uomo tra gli uomini e non un monarca assolutamente”.
“Difficile giudicare un papa – ha detto Vittorio Fantozzi, capogruppo di Fratelli d’Italia. - Credo sia difficile farlo nel breve tempo e credo che l'eredità che ci lascia sarà misurata solamente nei prossimi anni”. Secondo Fantozzi, papa Francesco ha posto al centro “del suo difficile pontificato il principio di umanità” e ha parlato di “un pontificato dove si è misurato con le facce che il cattolicesimo ha assunto in tutti i continenti, perché, lo sappiamo, c'è una cristianità e un cattolicesimo in Africa, ce n'è uno nel Nord America, ce n'è uno in America Latina, da cui è venuto, e ce n'è un altro in Europa e un altro ancora nel sudest asiatico e nel resto del mondo”. Ha poi aggiunto: “Non sfugge a nessuno che sia stato un Papa di rottura, ma probabilmente la rottura era la necessità dei tempi, quindi nel momento. E c'è stato sicuramente un elemento di discontinuità forte che lo lascerà comunque nel tempo. Bisognerà capire come, chi verrà dopo di lui, saprà portare a termine le tante delle sfide che lui ha aperto e i tanti muri che ha abbattuto anche dentro la cristianità“.
“Sarebbe sbagliato voler etichettare papa Francesco con le categorie della politica, conservatore o progressista, ma serve invece meditare sull’invitto che più volte ha rivolto alla politica: si deve a servizio delle persone, operare per il loro bene, contrastare la povertà”, ha detto Marco Casucci (gruppo Misto – Merito e Lealtà). Casucci ha sottolineato che papa Francesco “ha operato senza sosta per la pace e per avvicinare la Chiesa agli ultimi” e ha ricordato il suo primo viaggio pastorale, all’isola di Lampedusa, per rendere omaggio ai tanti migranti morti e per affermare che il loro diritto sarebbe “quello di poter non emigrare e di vivere in pace”. Casucci ha chiuso ricordando “la vicinanza umana e spirituale espressa da papa Francesco ai carcerati di Sollicciano. E oggi io posso dire che non c'è vera giustizia senza misericordia e non c'è legge senza umanità. Dobbiamo seriamente riflettere sui provvedimenti alternativi alla detenzione carceraria”.
“Abbiamo ascoltato parole belle, dense di rispetto, di affetto, di riconoscenza nei confronti di Papa Francesco, parole che da ogni parte di quest'Aula hanno testimoniato quanto la sua voce abbia saputo toccare le coscienze ben oltre i confini della Chiesa cattolica”, ha dichiarato Vincenzo Ceccarelli, capogruppo del Pd. “Per pochi Papi, fra quelli che abbiamo potuto conoscere, si addice la definizione di Pontefice che deriva dal latino e significa facitore di ponti e in questo momento, nel quale purtroppo la politica secolare esprime soprattutto leader che si propongono di costruire dei muri, papa Francesco è stato un faro di umanità, un grande costruttore di ponti e di solidarietà. Ha saputo parlare con forza ai potenti, ma ha anche saputo camminare con i più poveri e i diseredati, ha rimesso al centro i volti e le periferie e ci ha ricordato che la dignità della persona viene prima di ogni interesse, che la pace non è un'utopia”. Ceccarelli ha concluso sottolineando che “la sua voce è stata e resterà una bussola etica e spirituale per i credenti e per i non credenti” e ha dicendo di aver visto “troppi farisei nel tempio dei suoi funerali”.