Per il PCI la Legge (elettorale) non è uguale per tutti

Grosseto: "Sempre più si assiste a leggi elettorali fatte su misura per creare vantaggi ai governi di turno, ai più forti, sacrificando sull’altare della governabilità partecipazione e democrazia.Si vuole semplificare il modo per arrivare al comando - si legge nella nota della Segreteria PCI Federazione di Grosseto - escludendo chi non ha numeri o potenzialità con la scusa di stabilizzazione dei governi annullando il valore delle minoranze. Non si vogliono rivali per attuare non quanto promesso ma quanto più conveniente ed opportuno per l’oligarchia politica di turno.

Concetti come confronto, dialogo, responsabilità e condivisione per alcuni temi trasversali, che sono bene comune, non vedono scelte frutto di sintesi, di grandi convergenze tra partiti o schieramenti ma imposizione di modelli spinti da pressioni esterne di varia natura.

La legge elettorale partorita dalla Regione Toscana non si discosta da questi criteri basta analizzarne alcuni semplici aspetti.

Il primo: per presentare la candidatura di un gruppo politico è necessario raccogliere tra le 750 e 1.050 firme per collegio. Considerando che i collegi sono 13 chi vuole partecipare deve raccogliere tra la 10.000 alle 14.000 firme.

Naturalmente chi governa, chi è consigliere regionale, è praticamente esonerato da tutto questo così si rischia di creare un gruppo di benestanti favoriti dal fatto che sono in consiglio regionale, magari manovrati da lobby esterne che si insediano e rischiano di non poter essere “mandati a casa”. Privilegiati.

Questa garanzia fa in modo che la campagna elettorale, sfruttando scorrettamente anche le risorse istituzionali della regione per la comunicazione, possa partire mesi e mesi prima della tornata elettorale mentre chi, deve raccogliere le firme e osservare le procedure, deve attendere che i tribunali provinciali ammettano la lista al confronto elettorale e questo avviene 30 giorni prima della data in cui sono fissate le elezioni. Intanto i vari Giani, Ceccardi, utilizzando anche le istituzioni promettono mari e monti.

Che cosa servirebbe? Regole uguali per tutti i gruppi politici perché la democrazia, se tale, non concede vantaggi ma distribuisce opportunità che devono essere paritarie tra tutti i concorrenti.

Non solo, bisogna obbligare a costruire maggioranze sui temi e non sui numeri perché il rischio è quello di realizzare oligarchie di potere molto simili e vicini a dittature legalizzate da leggi in contrasto con quei valori e quei principi ai quali si ispira la Costituzione Italiana.

Un ultimo aspetto. Questa campagna per le regionali mette in evidenza un nuovo modo di fare propaganda alimentato da più fattori. Il primo, presente già da alcuni anni, che si manifesta con uno scontro e una litigiosità che scendono su offese personali ai singoli candidati, entrano anche nella vita privata degli stessi e poco hanno a che vedere con i temi ai quali si deve ispirare la politica.

Il secondo aspetto è rappresentato dagli argomenti di riferimento dei vari candidati. Oltre alle solite promesse alle quali i cittadini ormai credono poco, si forniscono immagini che scendono sul privato, in alcune occasioni nell’intimo. Si vuole cioè sostituire alla proposta di progetto politico che è poco credibile, con l’immagine di vita, sentimenti, situazioni familiari non disprezzando, come ha fatto Giani, l’utilizzo inopportuno e inappropriato di minori.

La gente non ha bisogno di venditori di fumo, di maghi o stregoni, di icone familiari perfette come il Mulino Bianco. I giovani come diceva Sandro Pertini, ma noi del PCI lo estendiamo alla maggioranza dei cittadini, non hanno bisogno di sermoni o di falsi miti, ma di esempi concreti in grado di governare la complessità del tempo e dare risposte concrete ai cittadini".