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PCI: 'Dall'emergenza Covid a quella economica senza un piano, a rischio la tenuta sociale'
Massa Marittima: "Ci scrive una famiglia - si legge nella nota della segreteria PCI Colline Metallifere a firma di Lorenzo Pozzo, Mauro Lorenzini, Valter Cioni, Rossano Campinoti, Daniele Gasperi -. Silvia e Marcello. Famiglia monoreddito lui in cassa integrazione da marzo. 500 euro riscossi di stipendio a marzo, 450 euro riscosse in aprile come anticipo dalla cassa edile che doveva percepire a luglio.Non un euro di cassa integrazione e buoni alimentari che in un primo momento ci erano stati negati perché fruivamo già di ammortizzatori sociali. In compenso 350 euro d’affitto, un piccolo prestito per acquisto mobili, bollette, benzina.
Prossimo stipendio il 22 di giugno ed intanto conti correnti asciutti, e pochi soldi con i quali centellinare pane e mangiare per tirare avanti.
Ci chiama un’altra signora con attività in proprio, anche lei ferma da due mesi, si vergogna a chiedere il contributo per l’affitto, non sa come fare a tirare avanti… poi scoppia in pianto.
Questa è la fotografia di tante persone in difficoltà anche prima del covid ed oggi di fronte ad una realtà che li farà entrare in un’altra emergenza, non minacciata dal virus, quindi meno pericolosa per la vita, ma drammatica.
Il 4 maggio si comincia a “liberare” progressivamente l’Italia con un processo che deve affidarsi ancora alla speranza che tutto vada bene e del buon senso. Un buon senso che però non vediamo nelle istituzioni.
Il governo è sotto tiro delle regioni e degli stessi partiti che lo sostengono, le regioni che applicano norme autonomistiche, gli enti locali in guerra tra loro tra sindaci di opposti schieramenti. Se c’è qualcosa che è migliorato è il teatrino della politica, si è fatto più spettacolare. Fino a ieri censurava chi criticava perché dovevamo essere tutti uniti, oggi si scatena nella più sfrenata polemica distruttiva. Tutti contro tutti è il motto.
Non arrivano i fondi promessi alle piccole imprese, non arriva la cassa integrazione dei lavoratori, si parte ognuno per conto proprio ma come per la sanità non si pensa a costruire un progetto per il futuro ma a fare annunci.
Il PCI delle Colline Metallifere ritiene che bisogna dire basta a questo teatrino e cominciare a progettare, a fare interventi mirati di sostegno alle famiglie, alle piccole imprese che sono l’anima dell’economia del comprensorio dei servizi alla persona.
Per i lavoratori dipendenti: prevedere sostegni economici per famiglie e persone che hanno perso il lavoro e sollecitare l’erogazione della cassa integrazione.
Per le piccole imprese fare piani dettagliati per la riapertura non sospendere ma annullare la tassazione per chi non ha lavorato e sostenere economicamente quelle attività che non potranno ripartire nell’immediato.
Programmare la riapertura delle scuole tutelando la salute degli studenti e personale scolastico rivedendo anche gli spazi, prospettando turnazioni laddove non ci siano possibilità di far diminuire il numero di alunni per classe, inserire un medico di riferimento che abbia la possibilità di recarsi nei plessi per valutare eventuali segnalazioni da parte della scuola.
Confrontarsi con le attività di ristorazione, bar, commercio per capire quali azioni possano essere messe in campo per garantire la riapertura in sicurezza.
Sulla sanità dobbiamo uscire con proposte di rilancio per l’ospedale e di investimento sul territorio.
C’è da combattere e lo dobbiamo fare insieme dalla progettazione, condividendo le scelte e adottando le misure a sostegno mirate soprattutto ai soggetti più deboli e fragili senza sprecare tempo e risorse e soprattutto dando un segnale di coesione sociale forte che è la vera solidarietà della quale si ha bisogno per non far sentire nessuno abbandonato.
Il PCI delle Colline Metallifere c’è e vuole dare il suo contributo in termini di idee e proposte.
La grande guerra mondiale ci lasciò un Paese distrutto e solo grazie all’unità di diversità politiche si iniziò quella ricostruzione alla quale contribuirono governo e opposizioni, quest’ultime spesso con posizioni molto dure, ma ne siamo usciti.
Oggi sembra che quel concetto di tutela dell’interesse generale sia utopia e si va avanti con atteggiamenti divisivi con i quali senz’altro si continuerà a far danni in tutti i settori, danni che rischiano di produrre ferite profonde che condizioneranno il futuro di tutti".