'Lo stato deve essere alleato, non un nemico'. Il racconto di un infermiere grossetano

Grosseto: Stamani è arrivata in redazione una lettera, lo sfogo di un infermiere (che per motivi di privacy chiameremo Mario) grossetano, le sue considerazioni su una vicenda che lo ha visto protagonista in prima persona e che rispecchia il clima fin troppo austero che si è creato in questi giorni di quarantena. La sua non vuole essere polemica ma solo il racconto di ciò che è accaduto.

"Sono un infermiere del 118 di Grosseto - scrive Mario -, e vorrei raccontare un episodio che mi è accaduto.
Sono stato fermato da una pattuglia della guardia di Finanza a 70 metri da casa, calcolato con percorso a piedi con Google Maps, mentre facevo jogging per quel che si può a 55 anni. Per il mio lavoro devo tenermi in forma. Mi è stato fatto un verbale di 280 euro pur avendo mascherina e documenti con me.

Ovviamente so di avere pieno diritto a fare ricorso e me ne avvarrò ma vorrei riflettere su alcuni aspetti pur comprendendo, chi meglio di noi, il fondamentale ruolo dello stare il più possibile in casa in questo momento:
1) la chiarezza delle normative. Cosa vuol dire attività motoria? Molti il jogging l'hanno interpretato come tale e nel sito del ministero distingue camminata e attività motoria configurandola come possibile
2) cosa vuol dire in prossimità se non lo sono 70 metri?

Inoltre due aspetti per me molto più importanti in questo difficile momento per realizzare un proficuo patto cittadino/stato ed io, come spererei tutti, mi sento parte di entrambi.

1) Come temo da sanitario le restrizioni dureranno a lungo pertanto è necessario creare questa alleanza che non può essere instaurata attraverso un clima poliziesco. Se ho commesso una infrazione pagherò, sarebbe la terza multa di tutta la mia vita, io rispetto anche le regole che non condivido a pieno per mentalità. Ma il clima che si è creato per un episodio del genere, con le persone che mi difendevano dalle finestre non è di buon auspicio per questo fondamentale patto sociale che ci può permettere di uscire da questo dramma.

2) Nel mio lavoro mi capita spesso di interfacciarmi con le  forze dell'ordine che considero come miei colleghi. Trovo quasi sempre in loro professionalità, serenità ed anche umanità nel loro modo di esercitare la loro fondamentale professione. Un appunto secondo me grave devo fare però ieri nel caso specifico ma notato, purtroppo, molte altre volte. Per quale misterioso motivo ad un uomo di 55 anni si da' del "tu"? Viene dato del tu, spesso, appena passi dalla parte del cittadino che si presuppone devi punire, agli extracomunitari quasi sempre, fosse una multa od un reato più grave. Questo atteggiamento crea nella persona che si sente sotto pressione pulsioni non positive che possono scatenare discussioni, si percepisce un atteggiamento provocatorio. Mi auguro che nei corsi formativi alle forze di polizia venga insegnato, come fanno a noi, anche a creare un clima empatico e collaborativo con il presunto reo. Mi scuso ancora per la generalizzazione, che non amo, in quanto nella maggioranza dei casi l'atteggiamento è molto più costruttivo.

Riflettiamoci tutti in questo momento lo stato deve essere un alleato e non un nemico e dipende da noi "servitori" renderlo possibile.

Buona vita a tutti: a chi è sul campo come noi, a chi lavora da casa ed anche a chi ha perso il proprio lavoro, che forse vive un dramma ancora più grande, ma purtroppo - conclude Mario - la salute rimane il bene primario".