‘La prossima settimana...’: informazione. Scrivere sapendo di non sapere?

di Raffaello Milani

Alle volte ho l'opportunità di leggere alcuni articoli sulla stampa accorgendomi come palesemente chi scrive, pensa di sapere tutto, ma in realtà conosce poco o nulla, e riporta talune volte il contrario, o quasi, di tutto quello che poi in realtà accade. La cosa buffa, si fa per dire, è che tali “personaggi” alle volte li trovi proprio tra giornalisti accreditati. Adesso sorge spontanea una domanda: ma quella dello scrivere è l'arte di raccontare la verità o di raccontare una verità che più si confà a quello che fa piacere a qualcuno?

L’altro giorno, mi è capitato di leggere un articolo scritto su un quotidiano locale, dove si argomentava su una situazione che sicuramente, a detta dello scrivente, tra un po' la ritroveremo sul territorio provinciale. Ora, visto che l'argomento trattato riguarda proprio una tematica alla quale tengo molto, ed essendomi stonate alcune cose che ho letto, per mia indole mi sono informato e sono andato ad approfondire la questione direttamente alla fonte, cercando di capire quella che invece era la realtà dei fatti. In quell'articolo, che prima citavo, solo una parte rispondeva alla verità. E la verità scritta, a mio modesto parere, veniva plasmata ad uso e consumo di quelle persone a cui era diretta, ma soprattutto metteva in condizione una parte di lettori, e quindi della popolazione, di essere in apprensione per quanto riportato nella notizia. Quindi, delle due l'una. Perché chi ha scritto l'articolo ha mistificato, o per meglio dire travisato in parte la verità per renderla diciamo così più drastica di quanto in realtà fosse? Perché, visto che citava delle fonti ben precise, non si è curato di andare a fondo, di capire bene quale fosse il rovescio della medaglia? Perché non ha approfondito la questione a trecentosessanta gradi?

E allora mi chiedo: ma la persona che legge l'articolo si fa un'idea fondata su mezze informazioni, non sulla totalità delle stesse, non su tutti i risvolti. Per questo, quando qualcuno si troverà a disagio, punterà il dito magari contro alcune persone che non c’entrano nulla o poco sulla questione, e ciò non lo ritengo né corretto ne giusto. Personalmente ritengo che quando si scrive su un argomento bisogna essere praticamente inattaccabili o meglio poter dare tutte le risposte alle eventuali domande che suscita un articolo. Quando dei giornalisti operano in questo senso, cosa possiamo pensare, venendo poi a sapere che la realtà è un'altra? Io, sono soltanto un piccolo "scarabocchiatore", e non mi permetterei mai nella maniera più assoluta di confutare chi scrive, se per di più quest’ultimo è accreditato all'albo. Ma la realtà mi porta sempre più spesso a pensare che alle volte qualcuno lo faccia solo per meri fini, o meglio per accontentare totalmente e completamente una certa parte, per creare dei problemi ad un'altra. Per mia indole personale rifuggo sempre le situazioni in cui mi potrei trovare a disagio e, soprattutto, non ritengo giusto che ciò che io scrivo, o dico, o faccio, possa danneggiare o favorire una o l'altra parte. Giusto avere fonti e trarre da loro le informazioni più importanti, ma è pure giusto curarsi di sapere la totalità delle situazioni e se le informazioni rispondono alla realtà.

Cosa succederà domani?

Bene, il domani arriverà tra un po' di tempo, e magari le cose saranno totalmente diverse da quello che era stato paventato o magari saranno anche peggio, e forse coloro che punteranno il dito si ricorderanno di aver letto degli scritti che sicuramente avevano l'intento di avvisare, ma magari nemmeno tanto velatamente alterando la realtà dei fatti. Se chi ha dato l'informazione l'avesse fatto a 360°, forse il domani potrebbe essere visto in un'altra maniera. Sicuramente meno nera e fosca di quella descritta.

Io sono un piccolissimo scrittore in erba ben lontano da dirmi esperto ma non vorrò mai che domani qualcuno si ricordi di un mio scritto perché non corrispondeva alla realtà dell'oggi. So che può essere un articolo un po' particolare questo, ma quando non “digerisco” certi modi di operare, mi diverte metterlo per scritto, e forse domani rileggendo le alternative saranno due: o dirmi bravo da solo, o somaro perché ho sbagliato tutto. Chissà quale sarà delle due... .