‘La politica vista dai giovani': …un anno di Covid
di Lorenzo Lauretano Care lettrici e cari lettori, benvenuti all'appuntamento odierno con "La politica vista dai giovani". Questa settimana ci occuperemo di un tema tanto controverso quanto attuale, ossia la gestione della crisi pandemica.
La quindici giorni fa abbiamo celebrato, se così si può dire, l'anniversario dell'inizio della pandemia legata al Covid-19. Un anno passato tra lockdown, quarantene, distanziamento sociale e soprattutto chiusure. Ma cosa è effettivamente cambiato rispetto all'anno passato? Andiamo per ordine.
Abbiamo attraversato i primi mesi del 2020 facendo finta di nulla, con voci autorevoli che invitavano alla calma poiché sarebbe stato impossibile che il virus si diffondesse in Italia ed in Europa. Allo stesso tempo chi chiedeva di controllare le persone provenienti dalla Cina (non necessariamente cinesi!) veniva bollato come razzista e messo in disparte. Chi può dimenticare quelle settimane in cui noti personaggi pubblici invitavano ad "abbracciare un cinese"?
E tutto ciò è andato avanti fino al 20 di Febbraio, quando venne fuori il "paziente zero", che pareva essersi infettato in Germania. Da quel momento in poi, nulla sarebbe stato più come prima. I signori di "abbraccia un cinese" si tramutarono nel giro di poco nella casta dei "dovete stare a casa", e le televisioni iniziarono a bombardare i cittadini con dei poco tranquillizzanti messaggi di prevenzione del contagio. Diciamocelo, a differenza di quanto si sosteneva, l'Italia non era minimamente pronta ad affrontare una pandemia del genere. Arrivò così il primo lockdown, e spuntarono autocertificazioni e mascherine.
E chiaramente la maggior parte delle attività chiuse e teoricamente "ristorate" dallo Stato Italiano. Il primo lockdown sembra avere effetto, e infatti le misure vengono alleggerite nel Maggio del 2020, e per tutti, si prospettò un ritorno alla normalità. Questa normalità durò poco, in quanto a metà Agosto il governo si ricrebbe sulla decisione di riaprire le discoteche e, come se si fossero svegliati in quel momento, decisero di richiuderle dal 16 Agosto. Nel frattempo era in discussione il rientro a scuola. La soluzione? Dei magnifici "banchi a rotelle". Il mondo universitario in tutto questo era "non pervenuto". Successivamente al ritorno a scuola, precisamente verso la metà di Ottobre si ebbe nuovamente un aumento dei contagi. La colpa? Sicuramente non dello sgangherato ritorno a scuola o dell'inefficiente organizzazione dei trasporti pubblici. La colpa era chiaramente del capro espiatorio preferito da tutti: i giovani e la movida. Un attacco mediatico ad un'intera generazione e alla stramaledetta voglia di vivere che questi soggetti (me incluso) hanno. I giovani e le discoteche erano colpevoli.
Dopo due mesi dalla chiusura totale delle discoteche. Per un virus che incuba per due settimane. E così vengono create le zone colorate, gialle, arancioni e rosse a seconda dell'indice di contagio e con relative restrizioni. Sacrifichiamoci per salvare il Natale, diceva qualcuno. È inutile specificare che il Natale 2020 è stato celebrato in casa, tutti in zona rossa indipendentemente dai contagi. Ma con l'anno nuovo si riesce finalmente a vedere uno spiraglio di luce: i vaccini sono pronti. Iniziamo bene, rimanendo in cima alla classifica per numero di persone vaccinate (relativamente ai paesi UE), ricevendo il plauso di tutti. Finalmente l'Italia e il suo governo possono andare fieri di un risultato. Se non fosse che nel frattempo il governo è caduto e per quanto riguarda le vaccinazioni, una volta finito di vaccinare gli operatori sanitari, caliamo di molto nella suddetta classifica. Il tutto perchè invece di pensare ad un piano vaccinale efficace, si "investono" soldi in "primule". Arriviamo quindi al presente. Il nuovo governo promette l'attuazione di un piano vaccinale efficace, iniziando in primis con la sostituzione del responsabile della gestione del piano. E però, come l'anno precedente, ritornano le restrizioni.
Tutto questo sempre nel clima mediatico accusatorio verso i giovani e la movida. Nonostante che quest'ultima sia praticamente morta da tempo. Posso affermare, citando le parole di un altro che "hanno creato un clima infame", verso noi giovani, additati come untori. E purtroppo non si accorgono che dietro ad ogni movida interrotta ci sono decine e decine di attività che soffrono. Bar e ristoranti in primis. Ma a loro nessuno pensa. Si vede solo ciò che si vuol vedere, e non l'immagine integrale. E ce ne pentiremo. Pensiamo alla nostra piccola comunità grossetana. Cosa succederà se i numerosi bar e ristoranti che finora hanno resistito dovessero chiudere? Avremmo luoghi come il centro storico completamente deserti. Ma oltre a quello l'economia locale ne risentirebbe in maniera fatale. Perchè ricordiamoci che dietro ad ogni bar e ristorante chiuso ci sono fornitori non pagati che perdono un cliente, ma soprattutto, famiglie che non hanno più reddito e che quindi non possono più permettersi di spendere nulla, mettendo a repentaglio la propria sopravvivenza. La riflessione finale è legata al valore che si intende dare alle persone. È sacrosanto ricordare le vittime del Covid, poichè nessuno, qualsiasi sia l'età, merita di morire per un male così infame. Ma ritengo che sia sacrosanto pure ascoltare il grido di dolore delle attività chiuse.
Guardiamo in faccia la realtà: l'Italia non è stata un modello esemplare per la gestione del virus. Abbiamo chiuso per primi e con misure più stringenti e abbiamo comunque ottenuto un numero di decessi che in rapporto con la popolazione risulta ben maggiore di tanti altri paesi. Non siamo ancora in grado di riaprire nulla e con molta probabilità saremo gli ultimi a finire la campagna vaccinale.
Lettrici e lettori, grazie per l'attenzione, ci vediamo tra due settimane. Vi aspetto!