'La politica vista dai giovani': ... RdC e lavori stagionali
di Lorenzo Lauretano Care lettrici e cari lettori, bentornati all'appuntamento con "La politica vista dai giovani". Quest'oggi affronteremo un argomento che ha sollevato qualche polemica negli ultimi giorni, in vista delle riaperture e dell'inizio della stagione estiva, ovvero i lavori stagionali e i rapporti dei giovani con il mondo del lavoro.
Come ogni estate, gli imprenditori stagionali si preparano a riaprire le loro attività, come stabilimenti balneari o bar e ristoranti in località turistiche, e auspicabilmente, come gli anni passati ci si aspetta una quantità non indifferente di turisti, pronti a godersi le loro ferie nelle località turistiche d'Italia. In vista di ciò, come ogni altro anno, per far funzionare correttamente tali attività, vi è un notevole bisogno di forza lavoro, reperita dai giovani lavoratori che decidono di utilizzare il loro tempo per arrotondare e per guadagnare qualcosa. Funziona così da decenni, almeno da quando negli anni del boom economico, iniziò la moda delle vacanze estive di massa.
Quest'anno però pare essere un po' diverso dagli altri anni, in quanto secondo alcuni dati e secondo anche alcuni imprenditori, pare vi sia una carenza generale di forza lavoro giovanile. Il colpevole principale? Pare sia il già noto Reddito di Cittadinanza. I già ingenti danni causati fin'ora da questo inutile e dannoso sussidio non sono finiti e l'ultimo scherzo che ci porta riguarda proprio una teorica inerzia da parte di alcune classi lavoratrici. Secondo alcuni infatti, ci sarebbe chi preferisce prendere il sussidio rimanendo a casa piuttosto che lavorare turni da 12 ore con uno stipendio di poco superiore. O peggio ancora chi viene colto dalla voglia di pretendere troppo dal proprio datore di lavoro, come ad esempio turni più brevi o compensi più elevati, non comprendendo che purtroppo le imprese oggi possono permettersi a malapena un certo numero di dipendenti ad un certo numero di ore e ad una certa quantità di retribuzione. Insomma in generale pare che l'inizio della stagione parta male, con una mancanza di forza lavoro che preferisce il sussidio facile alla stancante stagione. Tutto legittimo, sia chiaro. Lungi da me condannare con paternali chi sceglie di non lavorare, se lo Stato glielo permette. La mia invettiva è diretta al solo sussidio, non ai beneficiari.
E la mia riflessione riguarda prettamente il rapporto tra giovani e mondo del lavoro. Personalmente, so che il lavoro stagionale è un lavoro duro, che ti porta via una grossa fetta di tempo libero durante l'estate. So anche però, che chi decide di sacrificare 3/4 mesi della sua vita per arrotondare qualcosa, alla fine della stagione riesce a racimolare dei bei risparmi. Tornando al lavoro in sé, qui nessuno nega che i turni siano lunghi e che in altri contesti la retribuzione sarebbe più alta, però dobbiamo ricordarci che stiamo parlando comunque di un tipo di lavoro saltuario, che proprio per la sua natura presenta delle condizioni di lavoro straordinarie. E la verità è che anche molti dei suoi lavoratori hanno la stessa saltuarietà e straordinarietà. In generale chi decide di lavorare d'estate frequenta l'università o è almeno verso la fine della scuola superiore. Lo fa appunto per poter mettere da parte dei soldi che poi utilizzerà durante il resto dell'anno per non gravare troppo sulle spalle dei propri genitori.
L'appuntamento con la rubrica di oggi termina qui, vi aspetto tra due settimane con "La politica vista dai giovani"!