‘La politica vista dai giovani’: … il Green-Pass
di Lorenzo Lauretano Benvenuti a tutti lettori e lettrici al nuovo appuntamento con "La politica vista dai giovani". Questa settimana affronteremo un argomento controverso e molto sentito negli ultimi giorni, ovvero il Green Pass.
Come sappiamo, dal cambio alla cabina di regia sul piano delle vaccinazioni, effettuato dal Governo Draghi al suo insediamento, sostituendo l'inefficiente struttura guidata da Domenico Arcuri con quella organizzata dal Generale Figliuolo, la campagna vaccinale in Italia prosegue a gonfie vele, con lo Stato che cerca in tutti i modi di far vaccinare più persone possibili. Certo, è però doveroso ricordare i momenti di panico ed incertezza durante i casi di decessi improvvisi presumibilmente dovuti alla vaccinazione.
Possiamo dire che se c'è una macchia sulla campagna vaccinale è sicuramente la mancanza di chiarezza da parte dello Stato nel dare spiegazioni a tali casi. Ma anche una mancanza di spiegazioni chiare a tutti quei cittadini rimasti tutt'ora nel dubbio, i quali, per qualsiasi problematica o preoccupazione personale sono restii a prenotare e fare il vaccino. Perché in effetti, avendo la piena libertà di scegliere cosa inocularsi e sentendo notizie terribili, con deceduti anche in giovane età, tutti i dubbi sorti sono comprensibili, e quindi, tornando al discorso iniziale, spetta allo Stato dirimere e risolvere tali dubbi. Purtroppo però, la strada scelta dal governo è quella dell'istigazione all'obbligo. Andiamo nel dettaglio. Non avendo coraggio politico sufficiente per portare in parlamento una discussione regolare su un'eventuale obbligo vaccinale, la componente sinistra del governo ha deciso di seguire a ruota la strada percorsa qualche tempo fa dalla Francia, cercando di far istituire quindi un "Green Pass", la cui necessità è stata discussa a lungo dalle varie componenti del governo. La discussione è durata qualche giorno, poi Draghi ha dato una spallata alle posizioni della Lega, la quale, ormai isolata nel governo, ha capitolato di fronte al resto della maggioranza.
Quindi ora il "Green Pass", che entrerà in vigore il 6 di Agosto, sarà necessario per accedere ad eventi sportivi, fiere, congressi, musei, parchi tematici, centri termali, sale da gioco, teatri, cinema, concerti e concorsi pubblici. Sarà anche necessario per potersi sedere ai tavoli all'interno di bar e ristoranti ed ovviamente per tutte le attività sportive al chiuso come piscine o palestre. Quale è il problema con questo "Green Pass"? Essenzialmente sono due problemi, uno di natura oggettiva ed uno di natura morale. Il problema oggettivo del "Green Pass" è la messa in pratica. Viviamo in un paese esasperatamente burocratico, e l'aggiunta di un nuovo documento, una nuova attestazione si va a sommare con le già esistenti richieste documentali pretese dallo Stato ai propri cittadini. Il problema morale è la costituzione di fatto di due classi sociali italiane, non basate su criteri classici, ma sulla vaccinazione. Una fetta di popolazione, che i media nazionali bolla come "No-Vax", ma dove all'interno vi sono persone con dei dubbi o, peggio ancora, problemi di salute seri che impediscono loro di poter fare il vaccino.
Dividere la popolazione, marciando pure politicamente contro una parte di essa, non è mai un bene. Perché chi non può o non vuole fare il vaccino, non deve essere obbligato a spendere 30 € per un tampone, ogni volta che vuole sedersi all'interno di un bar o di un ristorante. Ed è sbagliata anche la retorica di chi sostiene che "se non vogliono queste conseguenze, che si vaccinino", perché chi non può per motivi di salute continuerà a non potersi vaccinare, e chi non vuole ha, per il momento, tutto il diritto e la libertà di opporsi, non importa come venga percepita dall'opinione pubblica tale decisone. Il tema della salute è strettamente personale, e le decisioni prese in merito della propria salute devo poter essere prese in libertà dal soggetto in questione, senza che nessuno Stato paternalista cerchi in qualche modo di costringere i propri cittadini a fare cose per "il bene comune". Specialmente se nei mesi precedenti non è stato chiaro sul tema in questione, e con il suo operato ha fatto sorgere dei dubbi nella popolazione.
Concludendo, questo articolo non viene scritto come appello pro o contro i vaccini, il sottoscritto ha già eseguito la vaccinazione completa, ma sapendo quanto personale sia stata questa scelta per me, e per il rispetto che posso pretendere per tale scelta, credo che anche una decisione opposta sia da rispettare, nel nome della sacra libertà individuale.