'Il futuro dell’umanità passa attraverso la famiglia'

Grosseto: L'incontro con il Senatore Mario Mauro, ex ministro della Difesa ed ex vice presidente del Parlamento Europeo, è stato aperto da Matteo di Marzo, coordinatore del Movimento Popolari Insieme che è federato con Forza Italia ed entrambe le forze politiche in Europa appartengono al gruppo dei Popolari. A Grosseto il Movimento è promosso da Amedeo Gabbrielli e Giorgio Signori e sostiene la candidatura a Sindaco di Antonfrancesco Vivarelli Colonna.

Debora Coron ha esemplificato la necessità e l’urgenza di una politica efficace a sostegno della genitorialità e dell’impiego femminile che si possono realizzare attraverso il potenziamento dei servizi all’infanzia. In Italia le famiglie con figli sono 11,6 milioni, di cui più di un quarto sono monogenitoriali. L’Italia occupa l’ultima posizione europea in termini di partecipazione femminile al mercato del lavoro (il 56,2%), il 15% delle madri non occupate non cerca lavoro perché i servizi sono inesistenti, inadeguati o troppo costosi e anche dove presenti la durata del servizio ha orari inconciliabili con un lavoro full time.

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 Infatti, nel 2020 sono le donne a rappresentare la grande maggioranza degli occupati con un lavoro part-time (73% del totale); spesso sono mamme di figli minorenni: quasi 2 su 5 (il 38,1%) tra loro hanno un contratto part time a fronte del 5,6% dei papà e, tra quanti hanno perso il lavoro, per il 98% sono state donne! (Dati ISTAT) In grandi Comuni come Milano, Reggio Emilia, Varese, Pisa e Pistoia è stato introdotto l’orario anticipato e prolungato dei nidi, ma la proposta di Debora Coron è ancora più avanzata, estendendo l’orario prolungato alle scuole dell’infanzia per migliorare la qualità della vita e l’organizzazione quotidiana dei genitori, permettendo di conciliare al meglio le loro esigenze lavorative con il percorso educativo intrapreso dai figli. A Grosseto, inoltre, è forte anche la necessità di istituire nuove strutture per l’infanzia, in particolare per le famiglie dei numerosi militari residenti. Servono, infine, gli alloggi per accogliere le donne vittime di violenza coi loro figli e prevenire la vittimizzazione secondaria delle tante che non sono economicamente indipendenti.

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Michela Avino ha ribadito la difficoltà a sostenere un doppio ruolo da parte di madri e donne lavoratrici che spesso aziende e datori di lavoro stentano a comprendere, le quali, senza l’appoggio di una rete di supporto familiare, non hanno la possibilità di occuparsi dei figli. Le disuguaglianze di genere sono soprattutto economiche: le donne, che sono maggiormente occupate nei settori dei servizi, della ristorazione e dell'accoglienza falcidiati dai lockdown, hanno pagato un prezzo più alto al Covid. Ma se si tratta di donne con bambini piccoli, il costo lavorativo dell'emergenza è stato ulteriormente amplificato: in azienda chi ha compiti di cura familiare ha il doppio di possibilità di andarsene.

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Amedeo Gabbrielli ha voluto precisare che la politica un candidato la scrive con testimonianze del proprio vissuto, si vive per ciò in cui si crede. Occorre impegnarsi per attuare a livello comunale quel “Quoziente familiare” che riconosce sostegno e servizi alle famiglie deboli economicamente e/o con più figli e anziani presenti nel nucleo familiare. Ritiene inoltre importare ricreare le condizioni affinché la domenica la famiglia possa ritrovarsi e stare insieme: la turnazione nell’apertura dei supermercati può essere una soluzione.

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Il vicesindaco Luca Agresti, nel suo rapido excursus su 5 anni di amministrazione del centrodestra, ha rivolto lo sguardo al futuro raccontando come cambierà Grosseto grazie al nuovo Piano Strutturale e del Piano Operativo, due strumenti fondamentali per perseguire la rigenerazione del contesto urbano più armonica a e a misura di cittadino. È arrivata nella fase conclusiva la trasformazione dell’ex “Casa dello Studente”, che a breve diventerà un “condominio solidale” e struttura di accoglienza per minori dove l’utilizzo di spazi di aggregazione e incontro sociale permetterà l’incontro tra residenti anziani, giovani coppie con figli e ragazzi in carico ai servizi sociali che vivono al di fuori delle famiglie di origine. 

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Il sen. prof. Mario Mauro: Il bene comune è qualcosa che non è nell’interesse immediato di ognuno di noi, ma quel di più che ci tiene insieme, per far progredire l’esperienza di una comunità. Chi si candida oggi si espone. Si mette in gioco di fronte a un mondo che vive nei confronti della politica un giudizio profondamente e moralmente negativo. Cerca di gettare il cuore oltre l’ostacolo e di rimettere insieme pezzi di una società che si è talmente lacerata che ormai vota non più del 50% dei cittadini. Se io non credo nel valore della Nazione, nella Patria se non ho esperienza di una vita di comunità, allora mi limito semplicemente a perseguire lo scopo che coincide col “farmi i fatti miei”.

Questo dramma della mancanza di una identità è forse il dramma più vero anche quando si parla di famiglia. Vorrei che facessimo una considerazione di fondo: i tempi e i modi della politica ci chiedono di prendere coscienza del tempo in cui viviamo e l’Italia di oggi è radicalmente diversa da quella di un tempo. La solitudine è la pietra di paragone per comprendere i problemi e come sono vissuti e affrontati dalle persone; questo è un Paese che da 5 anni a questa parte ha un tasso di nascita inferiore a quello del 1917 e del 1943! Attenzione: non in proporzione.

Nell’Italia del 1917, fatta da 25 milioni di abitanti, nascevano più bambini in un’Italia di 60 milioni di abitanti! Nell’Italia del 1943, segnata dallo sfacelo della II guerra mondiale, nascevano comunque più bambini di quanti non ne nascano oggi. Quindi, parlare della famiglia e non comprendere che cosa significa “declino demografico”, come potranno essere pagate le pensioni, vuol dire non solo essere indietro, non solo essere indifferenti a un giudizio non morale sulla vita delle persone, ma a quello che è un giudizio politico su quegli che sono gli scopi della vita di una società: questo è il cuore vero della NOSTRA sfida.

Quando la politica valuta la parola “famiglia” non sta facendo una discussione religiosa, ma sta ponendo un problema ben diverso: la persona, i suoi bisogni e quel di più della vita della persona che è la volontà di aver costituito una famiglia, attraverso questo chiede il riconoscimento di una soggettività sociale che è “un di più di bene” per tutti noi. Questo è il cuore del problema sociologico, culturale, economico, finanziario dell’esistenza delle famiglie.

Ragionare sulla famiglia come soggetto sociale vuol dire che le Istituzioni devono tenerne conto, trovare risposte in termini di dedizione, passione, di approccio razionale ai problemi, altrimenti si concluderà in una tragedia, una tragedia che non nasce da un giudizio morale, rimpiangendo il tempo in cui c’erano una maggiore coesione e un maggiore controllo sociale, un tessuto sociale più stratificato…”. Il Senatore ha esemplificato un problema poco considerato, eppure caratterizzato da numeri importanti: “Ho fatto il ministro della difesa: ho perso più soldati e più carabinieri per problemi derivanti dalla rottura dei nuclei famigliari che non per azioni di guerra… Noi che facciamo politica abbiamo il compito di farci compagni delle difficoltà e del destino di tutti quanti, dobbiamo farcene carico, non possiamo rinviare demandando ad altri, dobbiamo avere la libertà e la forza di farsene carico.

Perché le Istituzioni sono questo: il frutto di un patto di libertà: noi ci mettiamo insieme, abbiamo costituito le nostre comunità, i nostri bellissimi Comuni, ridondanti di storia e cultura, perché abbiamo accettato liberamente di cedere quote della nostra sovranità personale in cambio di garanzie e di servizi. Accettiamo che lo Stato eserciti il monopolio della forza perché ci garantisca la sicurezza (polizia, difesa). Allo stesso modo accettiamo il principio delle tasse, che non è sicuramente tra i più agibili, perché ci viene restituito un servizio alla nostra vita e al bisogno di tutti. E se accettiamo una cessione di sovranità anche nella vita relazionale, come l’abbiamo accettata durante tutto il tempo della pandemia, è perché vogliamo salvaguardare qualcosa che sentiamo più importante e prioritario rispetto ai sacrifici che ci vengono richiesti: la nostra vita e quella dei nostri cari.

La famiglia non è semplicemente un aggregato di persone, ma di per sé un soggetto che è di più dell’individuo. La costituzione di una famiglia va a vantaggio dell’intera comunità e anche il dono di avere dei figli è un vantaggio per l’intero sistema e su quel vantaggio si misura uno Stato perché nel momento in cui, facendo il Bilancio dello Stato, si distribuiscono soldi sull’istruzione, sulla ricerca, sulla capacità di trovare convenientemente lavoro, allora scommette su quella generazione. E quando, invece retrocede, considerandola una questione di poco conto che fa prendere pochi voti, inevitabilmente quello Stato, quella Patria muore.

La ragione per cui ci siamo riuniti è nella consapevolezza di questi passaggi chiave per la condivisione di una prospettiva di civiltà, facciamo propaganda a ciò in cui crediamo”.