Il compiacimento della Chiesa di Grosseto per il nuovo carcere nell’ex caserma Barbetti

Grosseto: “Grazie a tutti coloro che hanno permesso la realizzazione di questa nuova possibilità”. Così don Enzo Capitani, dal 1993 cappellano della casa circondariale di Grosseto, commenta la notizia della firma, in programma domani (28 maggio) a Roma dell’atto con cui sarà dato il via libera al Dipartimento dell’amministrazione penitenziaria di acquisire la caserma Barbetti, lungo via Senese a Grosseto, per convertirla in nuova struttura carceraria.

La Chiesa di Grosseto in questi anni, sia attraverso il vescovo Rodolfo che ha raccolto e rilanciato gli appelli dei detenuti e del personale, che attraverso la voce di don Enzo, a più riprese aveva sollecitato le istituzioni competenti a trovare una soluzione adeguata per la casa circondariale di Grosseto, la cui struttura di via Saffi è totalmente inadeguata per ipotizzare attività di rieducazione e recupero. A dicembre, per dare un ulteriore segnale, era stato ospitato, nell’atrio del palazzo vescovile, un mercatino di lavori natalizi realizzati dai detenuti nell’ambito del laboratorio di disegno portato avanti grazie all’impegno di alcuni volontari. Era stato anche quello un tentativo di accendere i riflettori su una realtà che finora ha occupato uno spazio nel cuore della città, ma che spesso resta invisibile. Il Vescovo aveva seguito con discrezione le fasi che hanno preparato questo esito, per le quali molto si era impegnata l’ex prefetto Cinzia Torraco e che poi l’attuale prefetto, Fabio Marsilio, ha portato avanti con altrettanta tenacia.
Per questo, la notizia della imminente firma dell’atto da parte dei ministri della Giustizia (Bonafede) e della Difesa (Guerini) e del direttore dell’Agenzia del Demanio, è accolta con soddisfazione.

“Una comunità che sa prendersi cura dei suoi membri più fragili è forte, unita – commenta don Enzo Capitani – è una comunità che fonda la sua esistenza sulla speranza del futuro e sulla possibilità che ogni persona ha il suo contributo da offrire. E non c’è dubbio – prosegue il cappellano – che un carcere che cura l’inserimento del carcerato, è luogo in cui la dignità umana diviene fondamento per nuove possibilità di vita per chi ha sbagliato”.

“Mi unisco alla soddisfazione del cappellano – commenta il vescovo Rodolfo – In questi anni la Chiesa locale ha cercato di fare la sua piccola parte nel tenere viva l’attenzione su questa realtà garantendo la presenza continua di un sacerdote. Credo che questo risultato sia un successo di tutta la comunità grossetana, la cui qualità di vita passa anche da scelte che promuovono la dignità delle persone. Anche chi ha sbagliato deve essere aiutato a reinserirsi e a riparare l’errore compiuto. Una struttura carceraria all’altezza saprà assolvere meglio a questa funzione”.