Teatro Ciro Pinsuti di Sinalunga, sul palco ci sono Le Volpi di CapoTrave
Denatalità: Debora Donnini: "La politica nazionale deve sostenere di più la famiglia"
Nomadelfia: Denatalità: un problema spesso ignorato, ma estremamente urgente. Se ne è parlato a Nomadelfia, sabato 18 giugno, insieme a Debora Donnini e Mario di Carmine, autori del libro: “Italia ultima chiamata”, che analizza il problema e avanza una proposta per rilanciare la natalità nel nostro Paese. A causa del tasso di natalità sempre più basso, infatti, la popolazione italiana rischia di trovarsi dimezzata entro il 2100, con un’età media sempre più alta, tanto che il rapporto fra lavoratori e pensionati sarà 1 a 1. Numeri insostenibili per il welfare: pensioni, sanità, istruzione e servizi pubblici in generale potrebbero non avere più le risorse per andare avanti. Come sostenuto dagli autori del libro, la natalità oggi dovrebbe essere il problema principale dell’agenda politica. Questo purtroppo, nel nostro Paese, non sta accadendo.
In parte perché le politiche pro-natalità richiedono spese iniziali molto elevate, a fronte di risultati che saranno visibili solo dopo una ventina d’anni. In parte perché, culturalmente, il mettere al mondo un figlio è visto come un fatto privato, quando non come un capriccio. La donna lavoratrice che è anche madre, infatti, non è vista come una risorsa per l’azienda, ma come un problema, anche se gli studi sulla produttività delle madri dicono il contrario. Dagli anni 50 in poi è venuta meno la percezione che un figlio sia un dono per tutti; le comunità nate attorno alle chiese, ai circoli, ai condomini e nei paesini si sono lentamente sfasciate, perdendo i legami di solidarietà che facevano del bisogno di uno il bisogno di tutti. Gradualmente, si è persa la percezione che i bambini rappresentino il futuro della nostra società, e le famiglie si sono ritirate nel privato, ognuno alle prese con i propri problemi. Davanti alla nuova emergenza, occorre invece ricostruire, anche attraverso dei segnali politici, una cultura della comunità, ovvero l’idea che un Paese non sia solo la somma delle famiglie in esso presenti, ma un organismo che deve agire in modo unitario per gettare le basi del futuro comune. E che le madri, attraverso i loro figli, sono gli attori chiave questo futuro.
La proposta contenuta nel libro si basa su tre pilastri fiscali: assegno unico, deduzioni e politica ad hoc per le madri. Ma l’idea alla base è che crescere un figlio debba essere considerato un lavoro, e che un figlio sia un bene per tutti. Un segnale culturale importante. Come sottolineato dai partecipanti al dibattito, infatti, le misure fiscali aiutano, ma quello che è veramente importante è il supporto di una comunità nell’educare i figli e sostenere i neogenitori, che spesso si ritrovano soli nella cura dei figli, impossibilitati nel conciliare cura e lavoro, senza conoscenze né risorse educative, e allo sbando davanti alle nuove sfide di una società sempre più complessa. Come Nomadelfia ha mostrato nel tempo, costruire una comunità è un processo lento, laborioso, che richiede una volontà inesauribile e una visione comune, una unità di intenti: difficile, ma non impossibile.