Chiusure uffici postali, per il PCI non razionalizzazioni ma puro mercato

Grosseto: Come nelle migliori tradizioni le brutte notizie si apprendono sempre dagli altri - si legge nella nota della Segreteria PCI Federazione di Grosseto - e così la stampa annuncia che nei mesi di luglio e agosto Poste Italiane ha deciso di chiudere al pubblico in diversi giorni, molti uffici postali della Provincia di Grosseto.

Lentamente ci stanno abituando a questo modo di gestire i servizi e la rassegnazione rischia di prendere il sopravvento facendoci credere che questi tagli siano razionali e giusti.

Il conto è puramente economico e Poste Italiane è ormai diventata una SpA il cui obiettivo principale è realizzare utili e non produrre servizi.

Poco conta il cittadino, poco contano i diritti sul lavoro e l’erogazione di servizi come quello postale che ormai sono sostituiti da sempre più complesse macchine virtuali molte volte inaccessibili alla maggioranza della gente e, almeno per una buona fetta di popolazione quella anziana o sprovvista di questi mezzi addirittura sconosciuta.

In una provincia come quella di Grosseto dispersa tra mille piccoli centri abitati, con spiccate caratteristiche rurali e quindi una diffusione di “case sparse” e poderi si chiude il servizio perché costa troppo e non è conveniente.

Già con la Pandemia, approfittandone, furono chiusi sportelli e filiali nei capoluoghi e nelle frazioni creando notevoli disagi ai cittadini e senza rispetto delle norme covid si sono creati assembramenti negli uffici centrali, certo non dentro gli uffici, ma fuori, creando le condizioni per giustificare gli spostamenti di cittadini che per necessità impellenti si spostavano in momenti in cui le direttive erano invece quelle di limitare al massimo gli spostamenti.

Oggi si chiude a singhiozzo per ben 500 giorni. Per noi del PCI è inconcepibile e inaccettabile questa decisione che porta un disservizio alla popolazione e penalizza anche i lavoratori.

Ricordiamo che quando si è voluta la privatizzazione dell'Ente si è scatenata una campagna pubblicitaria con la quale si annunciava che i servizi sarebbero stati eccellenti.

Alla resa dei conti non pare così e chi ne paga le conseguenze sono cittadini e lavoratori, i primi con meno servizi e i secondi sempre più sfruttati.

Vediamo cosa farà la politica e le istituzioni locali ma ci sembra quasi di essere al capolinea di storie che si stanno ripetendo in molti settori. Il PCI non ci sta non solo denuncia ma è contrario e si oppone a questi disegni che non stanno solo privatizzando ma ci stanno lentamente privando di tutto.