Da Massa Marittima a New York sculture del 1300 di Gano di Fazio, prestate per importante mostra
Cesvot, Giornata internazionale del volontariato: storie e numeri
In occasione della Giornata internazionale indetta dall’Onu una particolare attenzione al ruolo del volontariato in tempo di Covid. Firenze: Sabato 5 dicembre si celebra la 35ª Giornata internazionale del volontariato indetta dall’Onu. Quest’anno lo slogan scelto in occasione di questa giornata è “Together We Can Through Volunteering” insieme al simbolo di un cuore blu e il focus sarà rivolto in particolare all’opera dei volontari durante la pandemia.
“Nei mesi scorsi, - scrive l’Unv, - mentre il Covid-19 imperversava nel mondo, i volontari sono stati in prima linea nelle risposte mediche, comunitarie e sociali”. Già l’ “Indagine sull’impatto della pandemia in Toscana” commissionata da Cesvot a Sociometrica, ci aveva mostrato le grandi difficoltà attraversate dagli enti di terzo settore come la capacità di resilienza dei volontari che non hanno abbandonato le loro attività di supporto, nonostante le oggettive problematiche registrate in particolare sul fronte dello svolgimento degli eventi necessari a reperire risorse di sostegno (30%) e le difficoltà a lavorare con gli attuali protocolli di sicurezza (20,6%). Un colpo inferto ad un’associazionismo fondato in particolare sulla vicinanza sociale e sulle relazioni vissute nella rete della comunità.
In occasione di questa Giornata condividiamo alcuni focus sui dati di volontariato, promozione sociale e cooperazione sociale, nonché sui principali ambiti di intervento, e tre storie che raccontano le attività e la capacità di resilienza di tre associazioni attive nel difficile periodo della pandemia, sempre vicino alle persone più fragili.
Le storie, le trovate qui:
La Casa della Donna di Pisa nell’anno più difficile per le donne
File – Fondazione italiana di Leniterapia e il volontariato del fine vita
L’instancabile attività della Croce Verde di Lucca
Il terzo settore in Toscana: numeri e tendenze
In Toscana sono 26.588 le istituzioni non profit (Istat, 2017). Di queste, le censite nei registri sono: 3.345 al registro regionale del volontariato, 2.827 al registro della promozione sociale, 571 al registro delle cooperative sociale e 1.484 all’anagrafe delle onlus (dati Cesvot aggiornati a novembre 2020). Firenze, Lucca, Pisa, Arezzo e Pistoia le provincie con il più alto numero di organizzazioni del terzo settore.
Complessivamente nella nostra regione sono attivi 469mila volontari e sono oltre 46mila i dipendenti di enti non profit (Istat, 2017). La Toscana registra una presenza di organizzazioni non profit tra le più alte in Italia (71 ogni 10mila abitanti a fronte del 55,4 nazionale) e una spiccata propensione al volontariato (1.253 volontari ogni 10mila residenti, contro la media nazionale di 911 volontari).
Il tasso di volontariato è pari al 14% (a livello nazionale è 12,6%, Istat 2014), che si articola per l’8,2% in volontariato organizzato (circa 270mila persone) e per il 6,8% in volontariato individuale (222mila persone, da non dimenticare che esiste una quota di persone che svolge attività sia in forma organizzata che individuale).
Questi i numeri del terzo settore in Toscana che, a vario titolo, concorrono a garantire il benessere dei cittadini toscani. Servizi socio-sanitari, tutela dell’ambiente, beni culturali, protezione civile, promozione dei diritti, accoglienza, solidarietà internazionale, i principali ambiti di intervento.
Secondo il primo Rapporto regionale sul Terzo settore (2017) le cooperative sociali toscane sono così suddivise: 51% di tipo A, 37% di tipo B, 12% consorzi e tipo A+B. Le provincie che registrano il più alto numero di cooperative sociali sono nell’ordine: Firenze, Arezzo, Pistoia. Per la promozione sociale, invece, sono Firenze, Pisa e Lucca. Cultura e sport il principale ambito di intervento delle associazioni di promozione sociale (1.678 associazioni), mentre la gran parte delle associazioni di volontariato opera nel settore sociale e sanitario (2.424).
Alta la percentuale delle organizzazioni che ha rapporti e intese con enti locali e istituzioni pubbliche. Il 48,7% del non profit toscano ha, infatti, avviato patti o intese con le amministrazioni locali.
Il primo Rapporto regionale sul Terzo settore evidenzia tre aspetti che caratterizzano il mondo del terzo settore toscano:
la frammentazione dei soggetti organizzati e la tendenza a costituire reti di collaborazione e condivisione progettuale;
l’aumento del carattere di professionalizzazione dell’azione dei singoli e dei soggetti organizzati, come risposta alla complessità dei bisogni e alle trasformazioni del sistema di welfare;
l’ascesa, imponente, del volontariato individuale come alternativa alla partecipazione organizzata.
Focus 1: le associazioni di volontariato
Dalla banca dati Cesvot (novembre 2020) risultano 3.345 associazioni di volontariato iscritte al registro regionale. Firenze (828 associazioni), Lucca (472), Pisa (336), Arezzo (315) e Siena (286) le provincie che contano più associazioni.
La maggior parte delle associazioni di volontariato, ben 2.424, sono impegnate in ambito sociale e sanitario e si dedicano in particolare agli anziani, alle famiglie bisognose, ai minori in difficoltà, agli immigrati, alle persone disabili. Complessivamente la percentuale delle associazioni attive nel sistema del welfare toscano è intorno al 72% del totale.
Focus 2: le associazioni di promozione sociale e le cooperative sociali
In Toscana le associazioni di promozione sociale (Aps) iscritte al registro sono 2.827. Firenze, Pisa e Lucca le provincie con più organizzazioni. La gran parte delle associazioni di promozione sociale opera in ambito culturale, sportivo, ricreativo (1.678) e in ambito sanitario, sociale e di protezione civile (412).
Le cooperative sociali sono invece 571 e hanno sede soprattutto nelle provincie di Firenze, Arezzo e Pistoia. Cultura/sport e ricreazione e sviluppo economico e coesione sociale i settori di attività più diffusi.
Dai risultati di una ricerca, promossa da Cesvot e condotta dall’Università di Pisa, emergono alcune interessanti caratteristiche e tendenze delle associazioni di promozione sociale:
sono in grado di coinvolgere una grande quantità di persone nelle proprie attività, realizzando indirettamente obiettivi legati alla partecipazione, alla cittadinanza sociale, all’educazione civile e democratica – come nel caso delle associazioni sportive, ricreative, culturali e socio-sanitarie. Dall’altra, sono anche in grado di costruire “nicchie” e aggregazioni di interessi positivi e costruttivi dando risposta ai bisogni espressi dalle persone in base a inclinazioni e progettualità molto specifiche.
Hanno una diffusione capillare e costituiscono un punto di riferimento per i cittadini in tutti i territori, anche quelli più periferici e lontani dalle aree urbane.
Sembrano aver sviluppato solo in parte la consapevolezza di far parte in modo pieno e attivo del Terzo Settore e di costituirne una dimensione essenziale. Ciò alimenta una sorta di “individualismo organizzativo” che genera un ‘senso di distacco’ rispetto ad altri enti del terzo settore.
Costituiscono un aggregato associativo essenzialmente orientato alla realizzazione di attività e iniziative, per cui l’idea di azione volontaria si declina immediatamente in termini operativi.
L’idea di solidarietà che si sviluppa nelle associazioni di promozione sociale riguarda meno specifiche fasce di popolazione e più la comunità nella sua interezza.