Calo delle nascite, Opi: “Per far fronte all’inverno demografico serve una riforma"

Nicola Draoli, presidente di Opi Grosseto, commenta i recenti dati sulle nascite in relazione all’indice di vecchiaia: “Non avremo abbastanza giovani per assistere le persone anziane e quindi sarà fondamentale riformare le professioni sanitarie, lavorare su percorsi di auto aiuto tra cittadini e incrementare gli interventi di comunità”

Grosseto: “Sul calo demografico dobbiamo stare attenti a non pensare che la tendenza si possa invertire facilmente”, Nicola Draoli, presidente dell’Ordine delle professioni infermieristiche di Grosseto, commenta le notizie degli ultimi giorni che riguardano il tasso di natalità in Italia e in provincia di Grosseto ponendo l’attenzione su alcuni aspetti. “Comparare i numeri tra un'annualità e la precedente, come spesso viene fatto, mettendo in relazione periodi di tempo limitati, rischia, a mio avviso, di distogliere l’attenzione della tendenza più generale: l’inverno demografico che il nostro paese sta attraversando è ormai un dato di fatto – continua Draoli – e non sarà l’aumento di piccoli numeri o il mantenimento della percentuale di nuovi nati a farlo cambiare. Questo, oltre a determinare questioni importanti sulla tenuta economica dell’Italia, deve imporci anche una riflessione sull’assistenza sanitaria: saremo sempre più vecchi, con sempre meno giovani e, di conseguenza, una delle questioni fondamentali da affrontare è questa: chi curerà e assisterà questa popolazione sempre più anziana?”. Un tema su cui l’Ordine si interroga da tempo, sia perché la questione coinvolge principalmente gli infermieri, sia perché da anni si assiste a una costante richiesta di professionisti “… innestando diatribe e discussioni politiche – prosegue Draoli – ma che, ad ogni anno che passa, di fronte al calo dei giovani e alla presenza degli stessi modelli professionali, continuerà a non trovare risposta, diventando un esercizio retorico. In base alle previsioni demografiche dell’Istat, la popolazione residente in Italia è destinata a diminuire nei prossimi decenni, passando da circa 59 milioni nel 2023 a 54,8 milioni nel 2050, fino ad arrivare a 46.1 milioni nel 2028. Se si comparano questi dati con quelli dell’Agenzia regionale di sanità della Toscana, mettendo in relazione il tasso di natalità con l’indice di vecchiaia, che è l’altro parametro fondamentale da prendere in considerazione, vediamo che nella provincia di Grosseto avevamo un tasso di vecchiaia nel 2010 di 175 anziani ogni 100 giovani, contro gli attuali 228. Andando avanti in questo modo non avremo abbastanza giovani da impiegare nelle professioni di assistenza e di cura e, in questo momento, le persone che si stanno formando e che entrano nel mondo del lavoro sono ‘sparpagliate’, se così si può dire, su troppe professioni diverse, con competenze ancora molto rigide e ingessate rispetto ai bisogni di salute”.

 “È evidente che, affinché la tendenza del calo demografico cambi, è necessaria una rivoluzione culturale e sociale o una forte ondata migratoria che cambi il rapporto tra le diverse fasce di età, ma quello su cui i professionisti della sanità e i legislatori devono riflettere è la possibilità di riformare le professioni, creando percorso formativi più flessibili e duttili, accorpando professioni simili tra loro e, non secondario, anche più appetibili per i pochi giovani che si apprestano a entrare nel mondo del lavoro. Accanto a questo - conclude Draoli - occorre lavorare sempre di più su percorsi di auto aiuto tra cittadini e interventi di comunità”.